venerdì 1 novembre 2013

Lettere d’amore scritte a mano


Dal 22 ottobre al 3 novembre

“Lettere d’amore scritte a mano”
di Cynthia Storari

con Marta Meneghetti, Solimano Pontarollo
Teatro dell’Orologio, Roma


Una mostra-spettacolo sul mito di Giulietta Capuleti e la centralità della città di Verona nell’alimentare i sogni d’amore di tutti quelli che credono nel potere del dramma shakesperiano.

La storia del “Club di Giulietta” affonda le radici quasi all’inizio del Novecento, periodo in cui si pongono le basi per la nascita del mito letterario di Giulietta e Romeo nella città di Verona, il luogo in cui secondo Shakespeare sarebbero vissuti i due sfortunati amanti. Lo spettacolo “Lettere d’amore scritte a mano” in scena al Teatro dell’Orologio fino al 3 novembre ripercorre con dovizia di particolari e con entusiasmo la vicenda del “Club di Giulietta”, mescolandolo alla storia personale dell’autrice del testo teatrale, Cynthia Storari, che si riflette nella protagonista dello spettacolo. Il Club nacque con l’intento di raccogliere le migliaia di lettere arrivate da ogni parte del mondo, anno dopo anno, indirizzate semplicemente a “Giulietta – Verona”; i materiali all’inizio furono raccolti dal Comune, ma poi vennero convogliati all’interno dell’associazione, formata da eroici ‘segretari’ che si ripromisero di rispondere a tutti coloro volessero sospirare d’amore o sfogare sentimenti sopiti.

Nonostante alcuni frammenti siano ripresi da testi di Lord Byron, Fiamma Satta e Alessandro Baricco, si intuisce che l’ossatura principale dell’opera va cercata nei travagli privati e nel percorso di crescita intellettuale, letterario e umano di Cynthia Storari, titolare della Sycamore T Company e collaboratrice del “Club di Giulietta”. In scena vediamo una coppia formata da marito e moglie, entrambi volontari del Club, intenti ad allestire una mostra sulla storia di questa bizzarra associazione incentrata sulla figura di Giulietta Capuleti. I due raccontano la loro passione per Shakespeare e diventano l’emblema di come la letteratura possa avere un potere salvifico o rincuorante per chiunque nel mondo. La coppia alterna momenti di intima riflessione, soprattutto sulla vicenda personale della protagonista femminile, a momenti più didascalici sul proliferare del mito di Giulietta a Verona e di come questo exploit abbia posto le basi per la nascita del Club circa quarant’anni fa. Ogni passaggio è condito della giusta dose di ironia, malinconia ed entusiasmo verso un’operazione unica nel suo genere.

Per quanto la storia della protagonista sia affascinante e a tratti commovente, il punto di forza dello spettacolo risiede nella capacità degli attori, Marta Meneghetti e Solimano Pontarollo, di coinvolgere lo spettatore nel racconto della nascita del mito di Romeo e Giulietta, mettendosi a volte nei panni dei personaggi della storia. La città di Verona è centrale all’interno di questo percorso: sin dagli inizi del Novecento infatti, fu chiaro che per incentivare il turismo a Verona si sarebbe potuto sfruttare il potenziale immaginifico del dramma shakesperiano. Ambientazioni medievali, il celeberrimo balcone degli amanti e una cripta sotto l’ex convento dei Francescani con una tomba vuota, adibito a luogo di sepoltura dell’eroina: questi furono gli espedienti principali per stuzzicare i visitatori.

Fu proprio la cripta ad attrarre l’attenzione di un uomo decisivo per la nascita successiva del Club, Ettore Solimani, bidello di scuola e reduce di guerra. L’uomo fu scelto come primo custode della cripta, ma decise di dare un contributo molto più corposo al mito di Giulietta, adornando il luogo di simboliche rose, creando dei timbri appositi, inventando un rituale d’amore per tutte le coppie in visita alla tomba e soprattutto diventando anche il primo ufficiale ‘segretario di Giulietta’. Solimani trascorse le sue giornate rispondendo a chiunque inviasse una lettera alla propria beniamina per dare conforto e speranza. Qualcuno addirittura indirizzò proprio a lui delle lettere in segno di riconoscimento.

Al momento della pensione, fu nominato Cavaliere della Repubblica e il compito passò nelle mani dell’esimio professore veronese Beltramini, che svolse il lavoro con entusiasmo, ma in forma anonima, forse perché all’epoca la mansione di ‘segretario di Giulietta’ non era ancora avvertita come prestigiosa. Quando la sua identità fu svelata maldestramente da un giornalista, Beltramini si dimise dall’incarico e le lettere cominciarono ad accumularsi in Comune, poi sulla scrivania del direttore del Teatro Romano di Verona, sino ad arrivare nella mani di Giulio Tamassia, attuale presidente del “Club di Giulietta”. Tamassia si rese conto di come il mito shakesperiano fosse più un affare ‘da donne’ e di come dunque fosse importante costruire una struttura al femminile che sapesse accogliere con sensibilità le lettere. Da questa intuizione nacque l’associazione.

Lo spettacolo riesce a essere coinvolgente ed emozionante perché spiega in maniera impeccabile, anche grazie alla qualità di recitazione dei due interpreti sul palco, la nascita di un sogno d’amore e di un fenomeno irrazionale, imponderabile, ma effettivo. Il materiale in scena può essere osservato da vicino alla fine dello spettacolo, che nel finale si trasforma così in una mostra: lettere in cinese, in russo e in molte altre lingue, lettere dalla trincea, lettere di bambini dispiaciuti per la sorte di Romeo e Giulietta, riviste e foto di film ispirati ai due amanti, ma anche il busto di Shakespeare realizzato dall’artista Sergio Pasetto.

Le note più toccanti dello spettacolo vengono raggiunte poi quando la protagonista rievoca le passioni della sua giovinezza, dal film del 1936 di George Cukor ispirato a “Romeo e Giulietta”, con Leslie Howard e Norma Shearer, al capolavoro di Franco Zeffirelli del 1968, di cui vengono mostrate alcune immagini, tra gli spasimi della protagonista e l’interesse della platea verso un pilastro nella costruzione dell’immaginario collettivo. E non può mancare nemmeno uno spezzone del più moderno “Romeo + Giulietta” del visionario Baz Luhrmann, appartenente ai ricordi di una generazione successiva. La memoria della protagonista si fonde con la memoria collettiva.

La difficoltà di un’operazione del genere, che potrebbe rischiare di appiattirsi sul genere didascalico, viene stemperata con abilità grazie alla solidità di un testo che sa spiegare giocando e grazie a due shakesperiani doc come Marta Meneghetti e Solimano Pontarollo.

Irene Armaro


Dal 22 ottobre al 3 novembre
Teatro dell'Orologio (Sala Gassman) - via de' Filippini 17/a, 00186 Roma
Per info: 06/6875550; mail: teatroorologio@gmail.com
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21.30, domenica ore 18

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