Il Libraio di Selinunte
Roberto Vecchioni
Il professor Vecchioni cede all’amore per la scrittura. Un racconto prende vita, ma non una favola bensì una narrazione atipica e dolorosa: “ Il libraio di Selinunte”.
La trama ha inizio con il protagonista, Nicolino, che è seduto a un tavolino, una spropositata pila di libri dinanzi, dietro cui si cela l’uomo più brutto che avessi mai visto. Piccolo, storto, incurvato, beveva tenendo il bicchiere con due mani, appoggiandosi sui gomiti, e sembrava come a mezz’aria, perché stava seduto ma i piedi non gli arrivavano fino a terra. Vestiva un doppiopetto a righe grigie e nere molto più grande di lui...
Il libraio di Selinunte è giunto da poco nella cittadina, suscitando chiacchere, dubbi e perplessità come ogni altro straniero. Inoltre lui nonostante la sua professione, non vende libri, li legge solamente. Un amante della letteratura che condivide grazie a letture serali collettive, che non hanno pubblico -se non quello della prima sera. Solo Nicolino, spalleggiato dallo zio Nestore, ogni sera dopo cena, sgattaiola fuori di casa, e si nasconde tra le pile dei volumi tutti uguali, tutti con la copertina blu, per ascoltare il nuovo libraio che da vita a brani di letteratura Pessoa a Manzoni, Leopardi, Dostoevskij, ed altri ancora. Un grande segreto, una passione celata ad una piccola comunità. I due letterati si celano, nascondono, ma la verità prima o poi sarebbe stata svelata.
Una notte, i paesani daranno fuoco alla libreria, svelando il mistero.
L’incendio doveva essere scoppiato all’improvviso, e da più punti, a giudicare dall’ampiezza. Colto di sorpresa, forse non aveva neanche avuto il tempo di venir giù nella libreria, che comunque doveva essere già un inferno...
Ed una nuova storia ha avuto inizio.
…..e le parole del libraio da quella sera se ne andarono per sempre e mi lasciarono con gli occhi di un bambino che non può sognare più: tutte le notti torno con le scarpe in mano per vedere se da qualche parte le riporterai; di giorno provo a ricordarmele, ma invano, troppi uomini non cambiano e non cambieranno mai: parlano tutti, ma non dicono parole, le loro cose non diventano parole: mi manchi tu, mi mancano le tue parole...
cantava Vecchioni (http://www.youtube.com/watch?v=W1GMDXYkdV8).
Fabiana Traversi

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