sabato 12 aprile 2014

Frida Kahlo - Il ritratto di una donna


Frida Kahlo
Il ritratto di una donna

Piccolo Eliseo Patroni Griffi
Fino al 13 Aprile

Con Alessia Navarro
E con Caterina Silva, Ettore Belmondo, Alessia Olivetti, Claudio Garrubba
di A. Prete I. Maltagliati L. Setaccioli
regia di Alessandro Prete




Mito dell’avanguardia del XIX secolo. Icona di una femminilità a trecentosessanta gradi. Un’artista fuori da ogni convenzione sociale e culturale. Una donna soprattutto.

Frida Kahlo, il volto androgeno, l’autoritratto per antonomasia della pittura surrealista sale sul palcoscenico del Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma recando il suo bagaglio composto dalle tele che più l’hanno rappresentata nel mondo, raccontando la sua storia di vita e di lotta.
Partendo da un’idea di Pino Insegno e di Alessia Navarro, Alessandro Prete nelle vesti di regista di “Frida Kahlo. Il ritratto di una donna”, porta in scena fino al 13 aprile la vita della pittrice messicana più discussa nello scenario culturale moderno e contemporaneo. 

Eseguendo delle magistrali pennellate di colore attraverso luci, costumi e melodie latino-americane, la regia di Alessandro Prete pone l’accento sul folklore, sull’estro, sulla riluttanza per le convenzioni sociali, sulla forza e sulla passione per la vita in ogni sua forma di Frida.

Far conoscere un personaggio, un’artista del calibro di Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderòn, è un’impresa ardua quanto la lotta, la rivoluzione culturale che la sua figura spasmodicamente femminile incarna in un periodo storico e in una collocazione geografica difficili.

Un vita pienamente vissuta per essere narrata nell’esiguo spazio temporale di uno spettacolo. Una celebrazione di un universo femminile valoroso, schietto e vivo.
Impresa da ritenersi egregiamente riuscita grazie a dei performer altamente preparati e capaci, quanto spiritualmente rivoluzionari e consapevoli di poter esprimere senza veli, senza pregiudizi e senza scadere nel limbo dello scontato una personalità singolare: una donna di cultura di questi tempi ma vissuta in passato. Un passato prossimo

Un cast di attori coscienti e sensibili quello composto da Alessia Navarro, Caterina Silva, Ettore Belmondo, Alessia Olivetti, Claudio Garrubba e coadiuvati da un corpo di ballo diretto da Alessandra Bianchini e formato da Marta Mearelli, Ileana Jodice, Maria Celeste Sammarco e Marco Passarello.

Proiezione delle tele originali, recitazione, danza. La scelta ponderata di mettere in scena un mix vincente di arti è il pegno minimo da onorare per parlare a quattr’occhi con la platea della figlia della Rivoluzione messicana. Per consentire ai suoi colori, il giallo ocra, il rosso vermiglio, il nero corvino di tingere lo spettatore e renderlo testimone di una grande vita travagliata.
Dovere culturale per una donna che come lei “Visse d’arte e d’amore”.

Ecco dunque una scenografia quasi inesistente. Ridotta all’essenziale: tavole e quinte nere. Non serve altro che uno spazio vuoto, neutro. Lo spazio di una mente che dipinto dopo dipinto, storia dopo storia, goccia dopo goccia, come suggerisce lo stillicidio che separa e unisce la trama dello spettacolo, si tinge delle tappe salienti della crescita umana ed intellettuale della pittrice.

La nascita, la maternità, l’amore, la lotta e poi la morte. La vita nella sua essenza più viscerale raccontata attraverso le tele più celebri. I simbolismi più incongruenti. Storie che conducono ad un’unica storia: l’essere donna che vive e che spasmodicamente vuole affermarsi ed essere accolta come tale nel rispetto della sua natura e della sua missione procreatrice. La vita di Frida e la sua produzione artistica conducono per mano lo spettatore a sprazzi di realtà, storie di vita contemporanea: l’immobilismo dopo un incidente stradale, la malattia, l’omosessualità e i suoi pregiudizi, l’amore criminale che porta al femminicidio, il dialogo con la propria coscienza di fronte alla morte fisica e spirituale della donna. 

Un viaggio nel tempo bidirezionale: per conoscere la Frida di ieri e quella di oggi. Una voce di donna per dar voce ad altre donne. 
Per chi come lei nei meandri messicani del nuovo e del vecchio mondo selvaggiamente globalizzato non accetta l’omologazione dell’essere donna ma vive nel sentore di una rivolta che dà vita.
Linda Tiralongo


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