Museo Archeologico di Salerno
Via San Benedetto
84122 Salerno
Il Museo Archeologico di Salerno presenta una struttura su due livelli che accoglie una ricca quantità di materiali archeologici. Nel dettaglio, al piano terra è possibile ammirare una serie di reperti, dalla protostoria fino all’epoca romana, provenienti da diversi luoghi della Campania, mentre al piano successivo sono collocati i ritrovamenti che provengono dal sito etrusco-campano di Fratte, luogo di grande importanza e di molto antecedente alla Salernum di romana memoria.
Di certo però il fulcro del museo è rappresentato dalla magnifica testa bronzea del dio Apollo, ritrovata oltre 80 anni fa in fondo al mare.
Il museo fu inaugurato nel lontano 1928 dove al giorno d’oggi è situata la Provincia poi, una decina di anni dopo, l’esposizione permanente fu trasferita nella Casina dell’Orto Agrario e, dopo diverse vicissitudini, ha trovato una sua collocazione definitiva in via San Benedetto, sede attuale.
Senza dubbio l’input che portò alla creazione di un museo di tale importanza furono le fondamentali scoperte archeologiche avvenute nella già citata Fratte ma anche le donazioni provenienti da molteplici appassionati, che contribuirono a rimpinguare ulteriormente le bellezze del museo salernitano, grazie anche all’interessamento di Antonio Marzullo, primo direttore del Museo Archeologico.
Osservando l’edificio dall’esterno è possibile notare particolari architettonici di grande interesse, infatti il complesso risalirebbe addirittura all’epoca dei Longobardi e, ancora oggi, si può ammirare il quadriportico romanico, dell’XI secolo, venuto alla luce negli anni Sessanta durante l’attività di scavo.
Dopo una serie di peripezie in epoca napoleonica, la struttura, che era un monastero, fu trasformata prima in Real Teatro e poi in Curia: solo nel 1964 divenne finalmente sede del Museo Archeologico.
All’ingresso vi è il lapidario che accoglie statue di epoca romana ma anche iscrizioni e urne funerarie: tra le statue si può ammirare la Venere Cnidia che dimostra quanto i Romani amassero scultori come Prassitele ed i suoi allievi e ne riproducessero fedelmente i lavori per ornare i propri giardini e le proprie case.
Entrando nel museo, invece, il piano terra accoglie numerose vetrine espositive dove sono collocati i reperti che partono dalla Protostoria. Nello specifico, di epoca preistorica sono tutti i materiali provenienti da Palinuro e dalle Grotte di Pertosa, inoltre molti reperti provengono dalla collezione Carucci che fu donata nel 1932: si tratta dei ritrovamenti venuti alla luce tra il 1896 ed il 1898 proprio nelle Grotte di Pertosa ma anche nell’area di Caggiano.
Proseguendo il percorso, si passa ai reperti della prima Età del Ferro e la vetrina espositiva mostra il corredo tipico del defunto di quell’epoca: dopo la cremazione, le ceneri erano riposte in un vaso biconico, nel caso di una donna, mentre in un elmo qualora si trattasse di un uomo. I reperti di quest’epoca giungono dalla zona di Pontecagnano.
Altri ritrovamenti sono quelli che provengono da Montecorvino Rovella e Oliveto Citra dove il bronzo predominava sia per quanto riguarda gli utensili che i gioielli femminili. Di Sala Consilina, invece, sono gli splendidi vasi di argilla finemente decorati mentre da Atena Lucana e Buccino arrivano le nestorides e i crateri a colonnette, e da Padula arriva il grande cratere con volute che sul collo riporta Ercole mentre viene derubato dai satiri durante il sonno.
Proseguendo è possibile ammirare il ricco corredo funerario delle donne consistente in ambre ed elementi in bronzo: l’oggettivo peso del corredo fa ipotizzare quasi sicuramente che esso fosse destinato esclusivamente ad accompagnare la defunta nel suo viaggio ultraterreno.
Ancora, da Sala Consilina si originano i reperti di alcune culture indigene che come elemento caratteristico presentano un tipo di ceramica decorata con elementi geometrici ma, accanto ad essa, viene prodotta anche un altro tipo di ceramica, ossia i kernoi: in questo caso si tratta di contenitori destinati ai rituali e alle libagioni. Altro elemento caratterizzante di queste civiltà è la produzione dei kantharos mentre le fibule, particolari spille che servivano per chiudere i vestiti o i mantelli, vengono prodotte esclusivamente in ferro. Di notevole importanza anche la necropoli di Valle Puppina, nei pressi di Padula, dove gli archeologi ritrovarono diverse tombe greco-italiote: in esse si segnala la presenza dei già citati kantharos e i vasi che iniziano ad avere su di essi le ben note “figure rosse” con Ercole ma anche soggetti danzanti e animaleschi. L’esposizione al pianterreno prosegue con le donazioni, tra queste si segnalano come importanza quella del Podestà di Pontecagnano, Felice Sabbato, la donazione Carotenuto, appartenente ala famiglia dell’artista salernitano Mario, e la collezione “Vecchi Fondi”.
Il piano superiore è ugualmente un open space dove attraverso uno schermo posto alla portata del visitatore è possibile, ricorrendo al touch screen, approfondire la storia dell’area archeologica di Fratte. Diverse le sezioni: il complesso monumentale, l’area artigianale, la fornace, la necropoli sannitica; curiosi e altrettanto interessanti gli approfondimenti relativi ai tetti di Fratte: in questo caso le abitazioni venivano coperte da tetti recanti antefisse in terracotta decorate con palmette o busti femminili ma, a partire dal VI secolo a.C., si iniziarono a vedere anche volti di sileni o menadi.
Come accennato in precedenza, il pezzo più pregevole contenuto all’interno del museo è costituito senza ombra di dubbio dalla magnifica testa di Apollo che, giustamente, ha un posto d’onore.
Collocata in una sala sempre al piano superiore, la testa bronzea stupisce per la bellezza e la cura dei dettagli. Il rinvenimento del reperto avvenne nel 1930 al largo del golfo di Salerno ed inizialmente si ipotizzò che facesse parte del carico di una nave affondata in zona.
Attualmente si immagina che la testa appartenesse ad una statua, probabilmente di epoca imperiale, in quanto il suo aspetto riporta alle maestranze di età ellenistica. La chioma è alquanto accurata mentre il volto ovale, delicato ed espressivo, presenta una bocca piccola ed occhi privi delle ciglia. Il percorso prosegue con dettagliate descrizioni delle necropoli e con alcuni pezzi di particolare pregio custoditi in vetrine più piccole rispetto alle precedenti; verso la fine della visita è possibile ammirare una serie di deinos attici a figure nere, ancora una volta giunti dagli scavi di Fratte: uno dei vasi di maggiore bellezza è di certo quello attribuibile al pittore Antimenes.
Il vaso, composto da tre pezzi e utilizzato nel corso dei banchetti, presenta sulla superficie un restauro effettuato ancor prima che venisse inserito nella tomba e le decorazioni sono piuttosto articolate: ci troviamo dinanzi al matrimonio di Peleo e Teti a cui partecipano altre divinità come Poseidone, Atena e Dioniso; la scena successiva riporta la partenza del re di Argo, Amphiaraos, per partecipare alla guerra contro Tebe mentre l’ultima scena propone cinque navi su una delle quali è riconoscibile Ercole che lotta contro il leone nemeo. Da un po’ di tempo la cura e la tutela del magnifico museo salernitano sono affidate all’associazione “Fonderie Culturali”, composta da un gruppo di giovani appassionati che, come unico scopo, persegue lo sviluppo culturale del proprio territorio. Attualmente sono diverse le iniziative che coinvolgono tutte le fasce di età e che vengono proposte per l’intero mese di febbraio all’interno del Museo Archeologico, a dimostrazione che la voglia di fare può fare molto per la salvaguardia dei gioielli italiani.
È innegabile che un complesso architettonico di tale importanza costituisca una fonte inesauribile per gli “addetti ai lavori”, ma sembra giusto sottolineare che, anche chi ha poca conoscenza in ambito archeologico, possa apprezzare la ricchezza delle opere contenute nel museo, approcciandosi a quella cultura che tanto viene decantata ma, troppo spesso, poco valorizzata.
Francesca Salvato
Museo Archeologico di Salerno
Via San Benedetto
84122 Salerno
Giorni ed orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.30
Costo del biglietto: intero € 5,00; ridotto (giovani dai 18 ai 25 anni) € 2,50; gratuito (giovani di età inferiore ai 18 anni e adulti oltre i 65 anni)
Info: 089/231135;
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