lunedì 3 febbraio 2014

I Tre Scudieri



I Tre Scudieri
di Thomas Spielmann

dal 17 al 31 gennaio 2014
Galleria IPER URANIUM
Roma


Thomas Spielmann (Obergösgen, 1958), scultore, pittore, designer, espone la sua prima mostra personale capitolina alla galleria IPER URANIUM. In esposizione un insieme di opere che evocano le astratte note del Surrealismo e del Dadaismo, esplorando il mondo inconscio dell'artista e la sua originale visione. 

Un uomo che ha condotto una ricerca nell'irrazionale, esplorando le varie sfaccettature dell'inconscio, producendo immagini evocative e dal forte impatto. Da molti anni T. Spielmann, vive e lavora a Roma, sua città di adozione e compagna nel percorso di maturità artistica che lo ha portato dalla pittura astratta alla scultura, come mezzo privilegiato di espressione. 

Nella visita della mostra abbiamo una guida d’eccezione: Thomas Spielmann.
Prima tappa del nostro percorso personale nella visione dell’artista sono stati proprio "I Tre Scudieri" che danno il titolo alla mostra. Figure imponenti, evocative, che suscitano sorpresa e riflessione allo stesso tempo. 

Come nasce l'idea di quelle sculture?
"Nel 2007 ho fatto il primo scudiero, che nacque come idea per un regalo di compleanno ad un ragazzino di 6 anni. Avevo pensato ad un gladiatore, un guerriero... ho creato una piccola scultura con un pezzo di legno, un sasso e uno scudo; volevo aggiungervi una lancia o una spada, ma ho lasciato solo lo scudo. Vi ho aggiunto anche una storiella. Negli anni, poi, l'ho rifatto in grande. Solo qualche mese dopo mi sono reso conto del fatto che avevo creato uno scudiero perché ero io in quel momento ad aver bisogno di uno scudo."

Colpisce a prima vista l'uso dei materiali più disparati, di elementi presi dalla vita comune. Questi "object trouvé” trovati per caso, rimodellati, dandogli una nuova esistenza, un nuovo "essere". Forte è, inoltre, l'uso del legno, che pervade non solo " I Tre Scudieri", ma anche gran parte delle altre sculture. "Sono cresciuto in campagna, e poi mio padre aveva una falegnameria", ci dice Spielmann con aria nostalgica. "Da bambino giocavo lì, ho lavorato lì, sono sempre rimasto legato al legno. Un giorno, inchiodando due legnetti, ho fabbricato la mia prima spada, il mio primo lavoro."

Così vien naturale domandare: “Qual è l’origine di queste opere?”
"Ero alla ricerca di un titolo per la mostra. Pensando al fatto che il gallerista e la curatrice della mostra mi chiamano Thomà. alla francese, mi è venuto in mente di sfruttare l'affinità sonora con Dumas: così, da “I Tre Moschettieri " dell'autore francese, sono nati i miei Tre Scudieri. Quello è diventato anche il nome di queste tre opere."

Ci spostiamo, quindi, dinanzi ad una scultura che celebra il tema dell'Equilibrio, argomento centrale nel lavoro di Spielmann. Egli gioca con la dinamicità della materia, proprio come ama giocare con i titoli delle proprie opere, rendendoli ora più evocativi, ora semplicemente allusivi. 

La scultura, dal titolo " Eppur sta fermo!", è un magistrale gioco di stabilità e forze. 
"Questa scultura è in legno di balsa. Non si capisce come riesca a stare ferma, come si regga in piedi, ma riesce a rimanere in perfetto equilibrio. Il titolo è venuto dopo, come in tutte le mie opere. Ma preferisco esporre opere che abbiano un nome; non mi piace vederle esposte senza nome, come avviene in molte mostre. A volte prendo in prestito versetti. In questo caso ho giocato con la famosa frase Eppur si muove!, adattandola alla mia scultura”, spiega l’artista- 

Ci spostiamo quindi davanti ad un ciclo di sculture dedicato al cerchio. 

L’equilibrio regna sovrano come nelle precedenti opere, accompagnato da un’ impercettibile sensazione di movimento e dinamicità. Risultato unico, donato dall'accurata composizione. 
"La prima di queste opere, è nata per un'esposizione collettiva in questa stessa galleria, in cui "Il Cerchio" era il tema trainante. L'opera che avrebbe colpito di più, avrebbe dato la possibilità al suo autore di portare in galleria una sua mostra personale. È nata in questo modo l'esposizione in cui ci troviamo. Da questa prima opera intitolata Hula & Hop ho tratto ispirazione per le altre del ciclo, cercando di variare in ognuna di esse la mia visione del tema del Cerchio", spiega Spielmann.

Uno stile forte, unico che ricorda gli studi di Leonardo, rendendoli attuali ed accattivanti.
Osservare una scultura equivale ad un viaggio guidato nell’animo e subconscio naturale dell’artista. Gli elementi del cosmo si fondono sino a formare un disegno particolare, equilibrato e che ispira anche lo spettatore meno attento. 

"Remember Sicily", opera di sicuro impatto visivo, è capace di esprimere molti concetti, seppur mantenendo la sua assoluta semplicità. 
"Ho trovato questo pezzo di ferro in Sicilia. Era ricoperto di strati di ruggine di vari colori. ne sono rimasto affascinato. Mi capita spesso di trovare oggetti che suscitano la mia curiosità o il mio interesse, soprattutto durante un viaggio. In alcuni casi riesco a portarli con me, come è avvenuto per questo pezzo di ferro; in altri casi sono costretto a lasciarli sul posto, e spesso creo vere e proprie opere che devo, infine, abbandonare", un altro esempio di oggetto recuperato che grazie alla fantasia e la bravura dell’artista ha guadagnato una nuova vita. T. Spielmann ama sperimentare e creare oggetti particolari, prediligendo materiali grezzi come il lego, il ferro e la pietra, con cui realizza opere dominate da un forte dinamismo. Quest’ultimo nasce dalla tensione e flessione della linea, come si osserva nell’opera, “Una Rondine fa Primavera". Ma molti altri sono i mezzi espressivi adottati dall'artista d'origine svizzera. Ne sono un esempio i numerosi disegni presenti in mostra: le figure di alberi, a volte frutto dell'osservazione diretta, e altre volte scaturiti direttamente dai moti dell'inconscio, sembrano dialogare tra loro; diventano soggetti inconsapevoli di una realtà antropomorfizzata, attori, quasi casuali, del mondo interiore dell’artista.

Come prende forma e si sviluppa il processo interiore che porta al disegno?
“Spesso, partendo dalla realtà, trovò quella forma che rappresenta la sintesi, la quintessenza. Specialmente nei disegni cerco di creare quella linea che rende l'idea, che crea il movimento, dando la spinta per continuare a creare. In quei momenti è la mano che fa tutto, mentre io non conto. Il disegno avviene da sé, nasce spontaneamente. Alle volte il punto di partenza può essere la realtà, ma il seguito si delinea spontaneamente."
I disegni dell'artista prendono vita dall'inconscio, che, alle volte, fa da filtro alla realtà, altre volte crea direttamente dal nulla. "
Ci vuole una libertà che non pone vincoli per far sì che le immagini si generino da sole", afferma Spielmann; e questa libertà si respira profondamente in tutte le sue opere, non solamente nelle forme del disegno. Ogni nuovo lavoro è frutto del lasciar "fluire una dimensione inconscia".

Espressione maxima di questo concetto è "La Forma dell'Acqua", opera pittorica che evidenzia appieno le origini "astratte" dell'arte di Spielmann. Le sfumature leggere e fluenti, la forma indefinita ed i contorni velati, fanno di questo quadro una perla preziosa nel panorama artistico, intrisa d'echi di surrealismo e di suggestioni profonde. 
"L'Acqua non ha forma" - afferma Spielmann, scherzando sulla casuale affinità con il titolo del famoso romanzo di Camilleri - "l'acqua prende la forma del conteniteur in cui la metti, una forma sempre diversa."
Proprio dalla pittura nasce il percorso artistico di Thomas Spielmann che approda alla scultura. 

Come è avvenuto questo passaggio?
Lui sorride e risponde: "Nel 2005 si avvicinava il compleanno di una mia carissima amica. Faceva 50 anni, un'età, per me, molto importante. Decisi di farle qualcosa di speciale: così presi qui e là un po' di pezzi e creai una scultura. Non ho smesso di dipingere. Continuo tuttora con la pittura."

Spielmann si conferma, così, artista dalle molte sfaccettature. 

L'assenza di un'unica tematica portante nei suoi lavori è da lui rivendicata. La varietà di campi di espressione, lo studio di diversi temi e fili conduttori e la ricerca sempre costante del "nuovo" si amalgamano, comunque, perfettamente nel complesso delle sue opere. 
"Il mio cimento, nel lavoro artistico" - afferma - "è tentare di dire qualcosa di nuovo, evocare, con un tocco di poesia, un invisibile aspetto della realtà. È muovermi alla ricerca di qualcosa che risulti sorprendente ed inatteso, innanzitutto a me stesso." 
La ricerca artistica di Spielmann è, dunque, un complesso di sapori distinti, che trovano un comune denominatore nel suo tocco talentuoso: ogni suo opera fluisce nell'inconscio, si carica di sensazioni ed emozioni che colpiscono già ad un primo sguardo. 
Luca Virgillito


Si ringraziando la galleria e l’artista per la disponibilità.








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