martedì 3 febbraio 2015

Claire Fontaine. Pretend To Be Dead



Claire Fontaine
Pretend To Be Dead
7 febbraio - 19 marzo 
Inaugurazione 6 febbraio 2015, ore 19
T293, Via G. M. Crescimbeni 11, Roma


Pretend to be dead è una mostra che sviluppa su vari piani, talvolta paralleli, talvolta sovrapposti, diverse investigazioni materiali e concettuali. Il titolo si riferisce a una forma di difesa passiva che alcuni animali adottano contro i predatori e che permette loro, appunto simulando la morte, di conservare la vita. Le strategie di sopravvivenza, la violenza presente nello spazio e nei rapporti interpersonali sono il filo che collega tutte le opere. 
Untitled (Study for Toilet Snorkel/US patent) è un’opera ispirata dall’illustrazione di un brevetto americano del 1982 per un dispositivo che permette di sopravvivere in uno spazio invaso dal fumo respirando con una cannula l’aria che si trova nel condotto del water; è una chiara metafora di come talvolta per sopravvivere si debba cercare salvezza nei luoghi meno probabili e all’apparenza più tossici. Gli Untitled (Fresh Monochromes), monocromi dalla pittura eternamente fresca, sono realizzati con una vernice anti-invasione che non si asciuga e che si applica su muri e cancelli per marchiare il ladro o l’intruso potenziale con un segno che materializza sul suo corpo le intenzioni colpevoli. La scelta di usare questo tipo di pittura sulle tele le trasforma in oggetti potenzialmente aggressivi per lo spettatore ipotecando la domesticità che fa dei dipinti su tela le opere d’arte più semplici con cui convivere nel quotidiano. I colori delle tele sono per altro determinati dalle sole tre tinte esistenti sul mercato. Le Untitled (Begging painting) sono invece degli elaborati monocromi le cui tele sono state tirate su delle calamite piatte che con la loro forza mantengono attaccate delle monete di pochi centesimi, solidali della materia solo grazie al puro potere dell’attrazione magnetica.
Black Whale si confronta ironicamente ma con passione alla pittura di grande formato riprendendo l’immagine di una balena che adornava una vecchia edizione di Moby Dick. Lo spruzzo riprodotto sulla superficie pittorica fa eco alla liquidità di altri elementi presenti nella mostra come Untitled (M. Skinny Legs), un tubo comunemente utilizzato per la discesa delle acque piovane, dipinto nella sua parte alta con la pittura anti-invasione. La scultura si riferisce nel titolo alla canzone inglese Incy Wincy Spider che narra la storia di un ragno che si arrampica su per il tubo della grondaia, è spinto fuori dalla pioggia, ma risale quando il sole splende di nuovo. La ciclicità di questi flussi è però qui incarnata dalla violenza che si nasconde nelle intercapedini: all’interno del tubo è nascosto un coltello accessibile dalla piccola botola. Un’altra botola che non si apre poiché le sue ante sono state saldate, Untitled (Trap), è installata su un muro della galleria e materializza uno spazio esterno immaginario e inaccessibile, che ha il gusto umido delle cantine cui di solito queste porte permettono di accedere. Untitled (Money Trap) è invece una scultura che si riferisce nel titolo e nel principio a una trappola per le scimmie, si tratta di una cassaforte su cui è stato praticato un foro che permette ad una mano di introdurvisi ma non di uscire con un pugno chiuso eventualmente stringendo qualcosa. L’opera parla dei rischi dell’avidità ma anche della fragilità dei dispositivi che dovrebbero proteggerci, come la cassaforte che è unanimemente vista come un simbolo d’inespugnabilità.

T293, Via G. M. Crescimbeni 11, Roma



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