martedì 2 dicembre 2014

Il visitatore





ll visitatore
di Éric-Emmanuel Schmitt

Teatro Quirino
Fino 7 dicembre
Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Nicoletta Robello Bracciforti, Alessandro Tedeschi

Scene Carlo De Marino
Costumi Sandra Cardini
regia di Valerio Binasco
 
 
 
 
 
 

Ci sono pagine buie nella storia dell’umanità. Giorni fatti di silenzi e paura in cui comunicare, parlare con l’altro diviene quasi impossibile. Farsi portavoce del non detto, del silenzio diventa un modo per esprimere l’incomunicabilità dell’uomo. Ma dialogare, riponendo una cieca fiducia nelle parole è l’altra direzione che si può scegliere.
E’ questo ciò che sceglie di fare l’opera di Éric-Emmanuel Schmitt, Il visitatore, che la regia di Valerio Binasco porta al Teatro Quirino Vittorio Gassman fino al 7 dicembre.
Una storia universale, quella dell’Uomo che non comprende il dolore e la sofferenza del mondo, raccontata attraverso il dialogo tra l’immanente e il trascendente.
Due menti, una nel mondo, l’altra del mondo che si incontrano casualmente, per parlare della coscienza umana di fronte alle terribili barbarie del Terzo Reich. Sigmund Freud e Dio che dialogano.

Due interpretazioni straordinarie per forza visiva e coinvolgimento emotivo quelle di Alessandro Haber e Alessio Boni.
Nello studio del padre della psicanalisi, un professor Freud ormai anziano e affranto per la figlia Anna portata via da un caporale della Gestapo, solo nel cuore della notte, riceve una visita inaspettata. Uno sconosciuto. Nei panni di un fuggiasco, dai tratti un po’ demenziali e dalla vèrve esilarante, un inconsueto visitatore piomba al 19 di Berggstrasse e riesce a pizzicare le note più nascoste dell’animo dell’uomo di scienza. Una tensione sottile ed intensa quella con cui è imbastito un botta e risposta di domande provocatorie trai i due. La giusta mistura di soliloquio e flussi di coscienza fanno nascere un dialogo talmente veritiero da sembrare reale. Da sembrare possibile che un Dio possa farsi uomo e compiere miracoli anche quando fuori dalla finestra marciano dei nazisti inferociti. Una presenza che sfuma in una visione quasi onirica, quella del visitatore che confonde Freud in quella notte di inverno, in quello studio viennese dove la foga nazista ha buttato per aria libri e ha sepolto speranze. Dove la supponenza e l’arroganza di un ufficiale della Gestapo hanno lasciato nella più completa disperazione un padre. Dove la storia ha preso a ceffoni le certezze dell’uomo di scienza. Dove lo psicanalista si ritrova seduto a rispondere sul suo rapporto con il mondo, sulla fede in un Dio che a tratti castiga e a tratti, come un bambino rimasto solo dentro una casa vuota, cerca con spasmo febbrile.

In scena una commedia sublime raccontata in un non luogo, dove la voce del proprio inconscio prorompe tra quei pochi oggetti rimasti. Creando un’eco come poche. Un’eco di riflessione e umana percezione del mondo che risveglia persino l’inerzia saccente di chi ammette che il male del mondo non sia sradicabile.  di Linda Tiralongo


 

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