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NEL CALDERONE
In questo secondo numero del Calderone mi sembra doveroso dare una rispolverata alla mitologia, su cosa abbia rappresentato per l'evolversi della nostra vena letteraria e non solo. Il mondo antico suscita un fascino particolare invitando la nostra attenzione ad addentrarsi sempre di più nel suo infinito sapere.
Molteplici potrebbero essere gli agganci, ma iniziamo descrivendo brevemente le tre figure femminili chiamate Moire o Parche e cosa rappresentano. Incontriamone la prima: Cloto, il suo nome deriva dal greco antico e significa io filo, mi sembra giusto visto che è lei a filare lo stame della vita; la seconda è Lachesi, che rappresenta il destino umano e il suo compito è quello di avvolgerlo sul fuso calcolando esattamente la misura da assegnare a ogni uomo; la terza Atropo, è la più temibile, il suo nome significa inflessibile, colei che regge tra le dita il nostro filo della vita e munita di lucidissime forbici, lo recide, inesorabilmente.
Come figura maschile non poteva mancare lui, il re degli inferi, il signore dei morti, Ade l'invisibile, l'unico che ha dato il nome al suo stesso regno e dal quale è uscito per rapire Persefone che diventerà la Regina dei morti, conosciuta dai Romani col nome di Proserpina, e identificata con la dea Libera, una grande madre natura il cui potere è di far germogliare anche le rocce.
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Abbiamo le due essenze femminile e maschile che si fondono e non possono vivere l'una senza l'altro; persino Ade ha sentito il bisogno di una compagna. Questo fondersi può avvenire anche nella poesia e in particolar modo con i due componimenti rimestati nel calderone.
Il primo è in versi endecasillabi liberi.
Immagine dal web
'In quell’abisso giù, nel fondo cieco',
v'è Ade a impaurar chell'anime
errabonde, ne lo scrosciar dei flutti,
Parche, recidon vite, a lo cui filar...
destin, più non fu assegnato, che né cor
avean ne ascoltar ammonimento
de la Proserpina, pè risvegliare
li terreni inverni e china risalir
così, chè lo Sol, ivi ancor brillerà.
Testo Rita Cerimele
Il secondo è in terzine incatenate di endecasillabi e l'autore, scrittore e poeta, è Giancarlo Guerreri che ringrazio perché amichevolmente, si è prestato ad offrirmi consigli e versi tecnici.
Immagine dal web
'In quell’abisso giù, nel fondo cieco',
v’è l’Ade a impaurir, l’anime chelle,
immerse nel dolor, dolor più bieco,
dolor che renderà, sol lor più belle.
Rapita fu Proserpina di notte,
immersa nel dolor d’anime quelle,
che troppe lagrime, per cave gotte,
versaron nel dolor, eternamente.
Nell’Ade vi trovaron ampie grotte,
e laghi che si forman da sorgente,
che nasce dalle stille di quegli occhi,
che piange quella disperata gente.
Testo Giancarlo Guerreri
Immagine dal web
Ade, Persefone e i fiori del melograno... riaffiorano i ricordi
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