venerdì 28 febbraio 2014

“Equilibrio. Festiva della nuova danza”


“Equilibrio. Festiva della nuova danza”

dall’1 al 23 febbraio 
Auditorium Parco della musica, Roma




Arriva a conclusione la decima edizione di “Equilibrio”, il Festival di danza organizzato ogni anno con successo dall’Auditorium Parco della musica, tra ospiti internazionali ed esibizioni al confine tra danza, teatro e arte.

È un inizio di anno nuovo all’insegna della danza quello dell’Auditorium Parco della Musica, che regala al pubblico romano la decima edizione di “Equilibrio. Festival della nuova danza”, rassegna prodotta dalla Fondazione Musica per Roma dedicata agli esponenti internazionali di spicco nel panorama della danza contemporanea. Artisti poliedrici, sperimentali, in grado di proporre performance tradizionali, ma anche a cavallo tra danza e teatro. Le prime sue serate sono state dedicate all’assegnazione del Premio “Equilibrio Roma 2014”: Manfredi Perego, autore di “Grafiche del silenzio”, si aggiudica il riconoscimento per gli artisti emergenti, mentre il Premio Speciale va a Irene Russolillo.

La rassegna è accompagnata anche dalla mostra “Equilibrio. Fuori scena”, ospitata presso AuditoriumArte. I fotografi Flavio Ianniello, Riccardo Musacchio e Paolo Porto propongono al pubblico una serie di scatti e un video di “figure danzanti”: i ballerini e coreografi protagonisti dell’edizione 2013 occupano gli spazi più o meno accessibili dell’Auditorium con i loro corpi in movimento, trasferendo all’esterno del palco i loro spettacoli. 

Dopo il successo delle passate edizioni, torna al timone del Festival il ballerino e coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, scelto ancora una volta in veste di direttore artistico. Fondatore della compagnia Eastman, l’artista belga dà la propria impronta stilistica alla rassegna e si esibisce lui stesso durante le prime serate (3 e 4 febbraio) con la collaborazione della danzatrice Yabin Wang. 

In virtù della passione del direttore artistico per l’Oriente, il Festival ospita quest’anno diversi nomi di spicco provenienti da quell’area geografica. Da Yabin Wang al coreografo Kaori Ito con il suo “ASOBI Adult Game” (12 febbraio), dedicato ai giochi di ruolo erotici tipici di una certa fetta della società giapponese; senza dimenticare Honji Wang, tedesca di origini coreane, che accompagna in un passo a due Sébastian Ramirez, per un doppio spettacolo che esplora il legame tra corpo e anima; tra le proposte più originali del Festival bisogna poi menzionare Shintaro Oue e la sua C/ompany (22 febbraio), una perfomance ginnica all’insegna dei colori e del divertimento, con un pizzico di follia e stravaganza in più rispetto agli altri. 

È un’edizione che oscilla tra prove fisiche straordinarie e messa in danza di concetti astratti affascinanti, senza mai perdere di vista musica, luci e costumi. Un esperimento molto audace in tal senso lo compie appunto il coreografo nato a Kyoto, Shintaro Oue, che in “Protocol Relating to Status of Bucket and Rope” rinuncia del tutto alla musica, sostituendola con le parole. I quattro danzatori accompagnano i loro duelli corpo a corpo, i giochi quasi infantili e le capriole con discorsi fluidi, dal suono bizzarro per il pubblico italiano, a metà tra il giapponese e l’inglese, lingua internazionale utilizzata solo per mettere in rilievo singole parole o concetti semplici che riescono a strappare una risata se inseriti in un contesto surreale come quello creato sul palco. Lo spettacolo si avvale della forza fisica dei ballerini, ma anche dei loro sgargianti costumi e dell’uso perlopiù incomprensibile che essi fanno di un secchio e di una corda, cui il titolo della performance fa riferimento.

Il coreografo tenta di mettere in scena le contraddizioni, le dicotomie che l’uomo incontra sul proprio cammino, tramite i duelli serrati spesso a coppie tra i danzatori, di cui lui stesso fa parte. E il risultato travalica qualsiasi definizione di genere, destando sentimenti contrastanti nello spettatore.

Tra le serate di maggior rilievo di “Equilibrio 2014” spicca quella dedicata alla compagnia del celebre coreografo Akram Khan, che si esibisce in “iTMOi (in the mind of Igor)” (18 e 19 febbraio). Di origini bengalesi, Akram Khan si impone sulla scena della danza contemporanea per uno stile unico, che mescola tradizione indiana e modernizzazione, rendendolo uno dei coreografi e ballerini più richiesti nel mondo ad oggi.

“iTMOi” nasce dalla volontà di celebrare Igor Stravinskij e la sua “Sagra della primavera”, ricreandone in danza suggestioni e temi. Nonostante la difficoltà di questo brano musicale, affrontato da grandi danzatori nel corso nel ‘900, come ad esempio Pina Bausch, Akram Khan riesce nell’intento di costruire uno spettacolo suggestivo a livello visivo, dal forte impatto emotivo. Ispirandosi al processo creativo di Stravinskij e al tema del sacrificio protagonista della “Sagra della primavera”, gli undici ballerini della compagnia mettono in scena un mondo inquietante, in bilico costante tra bellezza e malvagità, grazie anche alla colonna sonora originale di Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost.

La gestualità della danza indiana kathak, cara a Khan da sempre, la ritualità tipica dell’Oriente, il misticismo della sua cultura d’origine si intravedono ancora una volta sul palco, a partire dai costumi che ricordano nei colori e nelle forme gli abiti indiani, per finire con le simbologie. Lo spettacolo trae la sua forza in primis dalla potenza fisica dei ballerini, enfatici, in grado di raccontare una storia di sacrifici e lotte di potere, ma anche dall’uso delle luci e dei contrasti. Risulta vincente l’idea di far ruotare la performance intorno a due figure femminili molto diverse: la donna in bianco, temibile, inquietante, che riesce a ristabilire l’ordine tra i suoi sottoposti e l’altra donna, sempre vestita di bianco, priva però di abiti dalle volute sontuose, fragile, minuta, ma dotata di quella forza e fascino tali da stravolgere gli equilibri. Sensualità, leggerezza, sonorità stridenti fanno di “iTMOi” uno spettacolo pieno di luci ed ombre, dal sapore antico e moderno allo stesso tempo, capace di incantare il pubblico, nonostante la mancanza sul palco di Akram Khan stesso.
Irene Armaro

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