Pussy Riot-a punk prayer
Di
Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin
La vera storia del gruppo Pussy Riot approda al cinema.
Il gruppo femminile russo racconta la sentenza che ha cambiato le loro vite. Il docufilm Pussy Riot-a punk prayer, uscirà il 12 dicembre 2013 nelle sale italiane.
Il film narra le vicissitudini di tre attiviste del gruppo Pussy Riot che vengono arrestate per aver preso parte ad un'incursione situazionista di pochi secondi nella Cattedrale moscovita di Cristo Salvatore. La preghiera punk di Nadia, Masha e Katia, "Madre di Dio diventa una femminista e liberaci da Putin", fa infuriare all'unisono il potere politico e quello ecclesiastico.
Il documentario di Maxim Pozdorovkin e Mike Lerner, presentato al Sundance, racconta la vicenda processuale delle tre donne, contestualizzandola dentro una storia - quella russa - di scarsissima tolleranza delle controculture. C'è un'idea di spettacolo, alla base della forma di protesta scelta dalle Pussy Riot, che evoca la leggerezza del gioco, la libertà dell'espressione e la scelta della non violenza. Il documentario non dà spazio alle voci delle protagoniste fuori dalle dichiarazioni pubbliche, se non per qualche preziosissimo scambio tra loro prima dell'inizio del processo, ma tanto basta perché il coraggio di Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich emerga in tutta la sua portata, di contro alle logiche circostanti dell'intolleranza e della paura. Le figure famigliari, invece, interrogate in prima persona, assurgono in qualche modo a emblema di un'altra Russia, quella che prima nascondeva la testa, ma pian piano sta aprendo gli occhi.
Il movimento: Pussy Riot è il nome reale di un collettivo punk rock russo, femminista e politicamente impegnato che agisce sotto rigoroso anonimato. È attivo a Mosca, città che fa da palcoscenico ai flash mob e alle performance estemporanee attraverso cui il gruppo dà espressione a provocazioni politiche nei confronti dell'establishment politico e istituzionale, su argomenti come la situazione delle donne in Russia, o, più recentemente, contro la campagna, e i presunti brogli elettorali, con cui, nel 2012, il primo ministro Vladimir Putin si sarebbe assicurato la rielezione per la seconda volta a presidente della Russia. Nel marzo dello stesso anno, tre donne del gruppo sono state arrestate con l'accusa di "teppismo e istigazione all'odio religioso", per aver messo in scena, durante una celebrazione religiosa nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro Putin. Il loro caso ha attratto notevole interesse, sia in patria che nella comunità internazionale, a causa dei presunti abusi a cui sarebbero state sottoposte durante la custodia, e per la minaccia incombente di una sentenza severa, fino a sette anni di detenzione, secondo le misure previste dalla leggi varate in Russia in tempi recenti rispetto ai fatti. La loro performance, tuttavia, ha guadagnato loro anche l'ostilità di una parte della società russa, che vi ha percepito un'offesa alla propria sensibilità religiosa e alle proprie tradizioni; sollecitando l'intervento pubblico di condanna della massima autorità religiosa russa, il patriarca Cirillo I, che, durante una liturgia nella Chiesa della Deposizione della Veste, auspicando una risposta severa nei confronti di un gesto blasfemo.
"Non credo che nessuno volesse veramente che finisse così. Eppure ciascuno ha fatto il proprio dovere, applicando alla lettera una legge che nel periodo più buio del comunismo permetteva di eliminare gli avversari politici", ha dichiarato il regista Mike Lerner che insieme a Maxim Pozdorovkin ha realizzato Pussy Riot-a punk prayer.
Il 17 agosto 2012, ha avuto luogo la lettura della sentenza, durante la quale sono state dichiarate colpevoli rispetto ai capi d'accusa di cui erano imputate e condannate a una pena di 2 anni di reclusione, pari al minimo edittale.
Pochi giorni fa,nella capitale, durante una visita di Putin nella pendila,un gruppo di donne ha manifestato per solidarietà: “Pussy Riot libere” . Una cinquantina di persone, per lo più donne, hanno manifestato fuori dall'albergo del centro di Roma dove alloggiava Vladimir Putin in favore delle Pussy Riot. Al grido di 'In Siberia vacci tu'e 'Pussy Riot libere', le manifestanti hanno sfilato intorno all'hotel seguite da un gruppo di agenti e da una camionetta della polizia.
Un atto dimostrativo importante che demarca la differenza culturale e sociale tra l'Italia e la Russia. Addirittura il programma televisivo X-Factor, ha urlato contro il regime russo.
“Solo X Factor Italia ha avuto il coraggio di fare un tributo alle Pussy Riot”, ha commentato un emozionato Mika, riferendosi all'esibizione corale dei partecipanti al talent: ragazzi e ragazze che hanno cantato The Passenger di Iggy Pop con il mefisto colorato in testa, tributo al collettivo moscovita perseguitato e condannato dalle autorità russe. Mondo dello spettacolo e cittadini uniti per salvaguardare la libertà di espressione e protesta, ma in tutto ciò, che fine hanno fatto le Pussy Riot? Una è fuori, una è in galera, una ai confini del mondo.
Possiamo leggere le ultime news sul sito: http://freepussyriot.org/news/after-3-weeks-nadia-has-spoken-her-husband-tb-hospital-krasnoyarsk
Attendendo il film.
Fabiana Traversi

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