mercoledì 11 dicembre 2013

Erotica.


Erotica.
Sergio Ragalzi

Fino al 10 gennaio 2013
Galleria Senzatitolo
Roma



Erotica, è la nuova mostra di Sergio Ragalzi. un evento che si contraddistingue sin dal titolo, che evoca l'etimologia latina, erotĭcus, ovvero amore. L'artista nelle sue opere, propone una rivisitazione dell’immagine del sesso femminile e delle sue dimensioni simboliche.

Le opere esposte nelle prime due sale propongono una rielaborazione dello stesso soggetto, il sesso femminile: forma, colore e grandezza delineano forme armoniose e uniche che conducono il visitatore nell'essenza dell'arte di Ragalzi. Il trait d’union nello stile rappresentativo è costituito dall’uso pieno e materico dei colori accesissimi. Smalti industriali che ricoprono una struttura unica, creata attraverso l’utilizzo di pellicce sintetiche; una scultura su tela. 

Un'opera che spicca per la ruvidezza del materiale, quasi come una lava solidificata. Solo soffermandosi dinanzi alla sua unicità, si scopre la morbidezza data dalla pelliccia che crea un distacco tra la percezione visiva e la riscoperta tattile dell’opera. Torna alla mente quanto afferma il curatore della mostra, Massimo Arioli: “Guardare il mondo [..]significa comprendere come di esso sia possibile dare soltanto un’interpretazione credibile delle dinamiche senza neppur sfiorare la natura delle cose, la realtà resta inavvicinabile”.
Le vulve esposte creano un percorso suggestivo e gradevole in cui si le opere si aprono, chiudono e mutano creando una prospettiva nuova per il visitatore, trasportato nella realtà dell'artista.

Questo è il caso, ad esempio, di una delle opere della prima sala, dove la pittura non è coprente rispetto alla la pelliccia nera, che risulta lucida e morbida, come quella di un gorilla, evocando questioni relative all’evoluzione della specie, ma anche a possibilità di nascita e rinascita, spunti in linea anche con lavori precedenti di Ragalzi. In continuità con questo filo di associazioni, sono quelle evocate da un’altra scultura che a differenza delle altre propone una chiusura netta, con estremità attaccate, quasi saldate. Qui ciò che può venire alla mente è l’associazione con un vulcano, con la spaccatura della Terra, la teoria della Tettonica a zolle, come ipotesi di nascita dei continenti per come li conosciamo oggi, ma anche evocato il rapporto dell’uomo con la natura, in senso più lato.

La seconda sala contiene l’opera più imponente della mostra, un’enorme struttura alta quasi tre metri, più della distanza tra pavimento e soffitto, che come un pendolo, è tesa ad indicare nel vuoto di un quadrato cavo che lascia intravedere il piano sottostante la galleria. Nucleo centrale dell’esposizione, la grande scultura, enigmatica e sensuale, è sospesa nel vuoto, quasi a collegare idealmente i due piani dello spazio. Prima di sapere che l’opera è stata creata appositamente per quel luogo, la strutturazione di questa sala può invitare a domandarsi se sia l’arte ad adattarsi alla realtà o la realtà a farsi riorganizzare dall’arte. Quest’opera si propone come un’enorme rombo, realizzato con la stessa modalità stilistica delle opere precedenti, evocando quasi un’enorme bozzolo da cui ci si aspetta nascerà una crisalide. Anche in questo caso più che ad un sesso sensuale l’opera sembra proporre la dimensione simbolica dello stesso, qui per esempio l’evocazione sembra ad entrambi i sessi, maschile e femminile, data la conformazione dell’opera.

“Totem e tabù” è il nome del dittico esposto nella sala successiva. Il titolo dell’opera si ispira ad un celebre scritto di Sigmund Freud, un saggio in cui l’autore propone una riflessione sull’inconscio, in relazione allo studio di comportamenti di popolazioni primitive. Evoluzione, progresso, simbolismo, sono tematiche presenti anche in questa sala, come ci suggerisce già in un primo momento questo riferimento letterario. 

I due quadri rappresentano rispettivamente un organo sessuale femminile ed uno maschile. Le due opere sono realizzate in cartone, poi dipinto, su cui è applicato un ulteriore strato di cartone, intagliato con la tecnica dello stencil. La forma è quindi un vuoto, che lascia intravere il fondo, una seconda dimensione, ad evocare quasi una metafora di ciò che si vede davanti e cosa poi c’è dietro uomini e donne, un fondo nero, consumato, con zone caratterizzate da bruciature.

Di fronte a questo dittico, vi è un trittico su fondo nero vi sono delle macchie che, come per il test di Rorschach possono essere interpretate. Lo stile in questo caso è diverso dalle opere precedenti e, più in linea con i quadri che si trovano nell’ultima sala, si è al cospetto di uno stile che sembra meno acceso e provocatorio, meno d’impatto nello spazio ma più armonico per alcuni versi. Nell’ultima sala vi sono quattro quadri che ritraggono, quasi in un gioco di ombre, delle vulve. Lo stile sembra richiamare una dimensione quasi onirica, sottolineando la potenza simbolica del sesso che può evocare “incubi e allucinate visioni”, per usare le parole del curatore, Arioli.

Artista "esistenzialista" Ragalzi, fin dal suo esordio negli anni '70, lancia un forte messaggio su un destino avvertito come tragicamente incombente. Dalle icone post atomiche alle sagome di
missili e bombe fino alle coppie, ridotte all' inerzia nell' ombra. Tra i suoi temi, l' eros, ripropone la perenne lotta tra vita e morte.

Più che una dimensione sensuale, pur presente nelle opere di Ragalzi, questa mostra sembra proporre una suggestione rispetto all’organo femminile come simbolo della nascita che consente un passaggio ad una nuova dimensione, una nuova realtà per in bambino che viene al mondo, concetto estendibile alla specie uomo, ma anche al vissuto soggettivo di rapporto con la natura e con la realtà in senso più ampio.
Alberta Mazzola

Erotica.
Sergio Ragalzi
A cura di Massimo Arioli
Galleria d’arte Senzatitolo
Via Panisperna, 100, Roma
3920318164 – 3471720887
Orario: dal lunedì al sabato 17.00 – 20.00
Ingresso libero



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