Pier Paolo Pasolini
La ricotta
con Antonello Fassari e Adelchi Battista
fino al 28 aprile
Teatro Ghione, via delle Fornaci, 37
regia di Antonello Fassari
Il povero affamato, il marxista, il lacché: ecco alcune delle figure che il regista Pier Paolo Pasolini inserisce nell’episodio cinematografico “La ricotta” (1963), ripreso dal poliedrico Antonello Fassari nello spettacolo omonimo in scena al Teatro Ghione fino al 28 aprile.
L’attore romano, più celebre per le sue partecipazioni televisive, si è in realtà sempre dedicato al teatro e insieme ad Adelchi Battista, che fornisce i contrappunti musicali allo spettacolo, inizia a lavorare nel 2005 sul racconto di Pasolini che diverrà la sceneggiatura dell’episodio “La ricotta”, inserito nel film “RoGoPaG” prodotto da Alfredo Bini.
Il testo fu propedeutico alla realizzazione del film “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) e si carica di connotazioni letterarie e simboliche tali da aver suscitato la curiosità di Fassari. La scenografia allestita sul palcoscenico del Ghione è scarna, povera, richiama quella del set cinematografico sistemato sulle piane dell’Acqua Santa di Roma, dove girano il loro film i protagonisti della “Ricotta” di Pasolini. Un film sulla storia della Passione, “la più grande che sia mai accaduta” a detta di Pasolini. Il protagonista Stracci viene chiamato dalla produzione per impersonare uno dei ladroni appesi alla croce, quello buono, ma ciò che più gli preme è ottenere un altro cestino del pranzo, dato che quello che gli spettava lo ha ceduto alla sua famiglia, molto numerosa.
Da quel momento in poi si succederanno una serie di eventi tragicomici che si concluderanno con la morte per indigestione del povero generico. Nel finale infatti, quando dovrà recitare la sua fatidica battuta, tutti quanti, produttore, regista, giornalisti, si accorgeranno della sua morte sulla croce. Antonello Fassari si muove sul palco impersonando a turno un po’ tutti i personaggi salienti: l’affamato Stracci, ruolo che gli si confà più di tutti in virtù del forte accento romano; il regista (nel film Orson Welles) che predica l’ideologia marxista e legge una poesia di Pasolini; il giornalista del “Teglie Sera” che asseconda viscidamente le follie del regista e tutta una schiera di membri del cast che emergono, dalle sue parole, nella loro dimensione di povertà tragicomica. La storia stessa è volutamente tragicomica.
Il pianoforte suonato da Battista, il twist del film che irrompe in vari momenti dello spettacolo, le luci puntate sul volto e sulle mani di Stracci inchiodato alla croce, le rievocazioni dei tableuax vivants del film affidate a un Fassari malinconico e ispirato sono tutti espedienti che permettono alla “Ricotta” in versione teatrale di ricalcare alla perfezione le immagini e gli umori della versione cinematografica. Al termine dello spettacolo, Adelchi Battista introdurrà la proiezione del film “La ricotta” di P.P. Pasolini.
Irene Armaro

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