Le allegre comari di Windsor
con Leo Gullotta
Roma, Teatro Eliseo
Una vera e propria immersione nel mondo shakespeariano, nel suo turbinio infinito di burle, di travestimenti, inganni…
Dopo il grande successo di pubblico conseguito dalla passata tournée, è di nuovo in scena sul palco del Teatro Eliseo una delle più note commedie shakespeariane, Le allegre comari di Windsor, interpretato da un eccellente cast guidato dal regista Fabio Grossi. Lo spettacolo, che nella scorsa stagione ha contato ben ottantamila presenze, vanta anche questa volta l’interpretazione di Leo Gullotta, nei panni di Sir John Falstaff, il personaggio intorno al quale ruota tutta la vicenda.
Spettacolare più che mai, la commedia parte con toni sommessi, propositi, elusioni, che fanno da preludio all’esplosione finale. Si assiste infatti ad un climax ascendente, che non smette mai di sorprendere man mano che gli intrecci si fanno più articolati e che prendono corpo gli stessi gli intrighi escogitati dalle due comari per raggirare il raggiratore Falstaff.
Fabio Grossi porta in scena una brillante commedia, che per l’Eliseo rappresenta il penultimo appuntamento di una ricca stagione teatrale, certo resa tale dall’estro shakespeariano, la cui bellezza è stata compiutamente esaltata dalla magistrale compagnia di attori, che tra i vari pregi ha quello di divertirsi e di saper divertire una platea attenta e partecipe, colpita da un susseguirsi di ingegnose trovate e dalle conseguenti riuscite, spesso dai risvolti esilaranti. Riuscita si rivela essere ciascuna delle singole interpretazioni, impreziosite da parentesi canore e coreografiche, alla cui resa complessiva contribuiscono non poco le musiche di Germano Mazzocchetti, che accompagnano tutto lo svolgimento della trama, accentuandone il brio e la leggiadria. Di un certo spessore risulta essere inoltre l’adattamento linguistico, firmato dallo stesso Fabio Grossi e da Simonetta Traversetti, che non tradisce il testo shakespeariano, e consegna allo spettatore il frutto di una perfetta commistione tra registro alto e basso, se non bassissimo, connotanti diastraticamente ognuno dei personaggi, che si divertono a burlarsi a vicenda per mezzo di bizzarrie linguistiche, calembour e comici latinismi.
È tuttavia tragicomica la vicenda umana del “crapulone” e sovrabbondante Falstaff, convinto portavoce dell’ideologia “arraffona” secondo la quale “chi vuole riempire le budella deve aguzzar l’ingegno”. Proprio in virtù del suo abituale modus vivendi decide di architettare un raggiro sentimentale nei confronti di Monna Ford e Monna Page, al fine di sottrarre il denaro dei rispettivi mariti. La vicenda assumerà tratti tragicomici solo alla fine, quando si svelerà, davanti agli occhi dell’uomo una realtà che prima, a causa dell’ottundimento dell’intelligenza, accecata dal desiderio di possesso, non era riuscito a vedere.
Mascheramenti e smascheramenti, incomprensioni e sospetti, verità e bugia sono componenti decisive di una commedia ricca di effetti speciali, che potrebbe continuare all’infinito – sulla falsariga dell’incessante e industriosa azione svolta da tutti gli uomini – se le due donne, la cui arguzia supera di gran lunga quella del vizioso Falstaff (“le più scaltre siamo noi” cantano infatti al culmine delle burle), non avessero disposto la messa a segno dell’ennesimo rendez-vous con burla annessa, “la burla delle burle”, questa volta realizzata con l’ausilio dei mariti e dell’intera brigata.
È questa una commedia dall’impianto classico, per l’intreccio e per la presenza di messi, servi, ruffiani, imbroglioni; ognuno dei personaggi può ben essere assunto ad emblema dell’umanità intera che per vivere, quando non per sopravvivere, “arraffa”, si traveste e si burla degli altri.
La trama, dotata di intrecci multipli e colma di colpi di scena, è inoltre potenziata da giochi di luci ed effetti speciali davvero notevoli, grazie ai quali lo spettatore è coinvolto a 360°.
La fortuna della commedia si è perpetuata nei secoli nei numerosi adattamenti dei libretti operistici, tra i quali basti ricordare almeno quello di Arrigo Boito, il Falstaff, notoriamente musicato da Giuseppe Verdi (il testo però trae contemporaneamente spunto dall’Enrico IV, in cui Falstaff è già presente).
vincenza accardi
spettacolo dell’8 maggio
dal 4 al 13 maggio 2012
LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
di William Shakespeare
traduzione e adattamento
Fabio Grossi e Simonetta Traversetti
con Leo Gullotta, Alessandro Baldinotti,
Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini
e con Rita Abela, Fabrizio Amicucci, Valentina Gristina
e Cristina Capodicasa, Gerardo Mannoni,
Sante Paolacci, Vincenzo Versari
scene e costumi Luigi Perego
musiche Germano Mazzocchetti
movimenti coreografici Monica Codena
luci Velerio Tiberi
regia Fabio Grossi
regista assistente Mimmo Verdesca
Teatro Eliseo
Via Nazionale, 183 – 00184 Roma
Orari: ore 20:45; mercoledì e domenica ore 17
Ingresso: da 32€ a 9€
Info: tel. +39 06488721; info@teatroeliseo.it


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