sabato 19 maggio 2012

La Fedra di Pradon: un caso di polemica letteraria


La professoressa Paola Volpe Cacciatore, docente di Letteratura Greca presso l’Università degli Studi di Salerno e presidente della delegazione salernitana dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, ha trattato un argomento poco conosciuto come la Fedra di Pradon. 
L’autore francese, contemporaneo di Racine, abbandonata la carriera forense per seguire le più stimolanti velleità letterarie, desiderò rappresentare la società parigina dell’epoca, le sue luci e le sue ombre. Egli difendeva il principio plautino dell’imitazione ritenendo che tutti i grandi capolavori dell’arte si rifacessero a temi già affrontati in passato e che ciò potesse essere applicato anche alla letteratura; gli spunti che affondano le radici nel dramma greco non vietarono a Pradon di innovare i contenuti del suo lavoro cospargendoli di pathos. Al contrario del tragediografo Euripide il quale sosteneva che «l’amore è un ambiguo malanno», Pradon era solito dire che «l’amore è un inganno» e, dalla sua opera, il concetto si evince palesemente. Il figliastro di Fedra, Ippolito, nella tragedia francese veste i panni di un giovane moderno che nulla ha da spartire con il barbaro della tragedia classica. 
L’Ippolito di Pradon nei cui occhi azzurri balugina la fierezza e il desiderio di gloria si strugge d’amore per la principessa Aricia; alla giovane è data una rilevanza notevole e ciò lo si arguisce dai dialoghi che la vedono intervenire con una percentuale del 16% in netto contrasto con la sola percentuale dell’8% di cui fa uso Racine. Ci si potrebbe domandare per quale motivo un’opera di questo calibro sia stata oscurata ma la risposta è semplice: pur essendo stata rappresentata per ben trenta volte, la Fedra di Pradon fu vessata dai sostenitori del suo rivale che, proprio in quegli anni, spendeva le sue energie per un capolavoro riguardante la medesima tematica e raccoglieva, anche se diversamente, non pochi consensi in quanto Racine soleva leggere in pubblico la storia collezionando note di merito che lo avrebbero consacrato drammaturgo di spicco della letteratura francese. 
La Fedra di cui poco è noto è un personaggio appassionante che reca in sé l’ “odi et amo” di catulliana memoria: una donna dilaniata dai sentimenti, combattuta tra la devozione e la vergogna nei confronti del suo uomo Teseo e l’amore incestuoso e violento che prova per il figliastro, consapevole com’ è che solo la morte sarà in grado di comprendere i suoi errori. Non è corretto parlare di incesto in quanto il vincolo di sangue tra Fedra e Ippolito è inesistente ma ciò non alleggerisce il peso che la donna porta sul cuore.
Quando Teseo, padre e compagno tradito, apprende la realtà è troppo tardi: il figlio ha perso tragicamente la vita cadendo dal carro ma Fedra, raggiungendolo in tempo, ha reso più dolce la sua agonia parlandogli dell’amata Aricia e versando al contempo lacrime di dolore sul suo corpo esanime. 
Indubbiamente quella che ha avuto luogo presso il Punto Einaudi è stata una lettura interessante di un dramma quasi sconosciuto a cui la letteratura non ha saputo finora donare il giusto lustro e di ciò non poco ci si rammarica. 

francesca salvato 

Mercoledì 16 maggio 2012 ore 18.00
La Fedra di Pradon: un caso di polemica letteraria
Professoressa Paola Volpe Cacciatore
Punto Einaudi
Piazzetta Barracano, 84100 Salerno 

Nessun commento:

Posta un commento