martedì 10 gennaio 2012

Appuntamento a Londra

Associazione Teatrale Pistoiese / Argot Produzioni
in collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2Mondi

DA GIOVEDI 12 A DOMENICA 15 GENNAIO 2012
DA GIOVEDI 19 A DOMENICA 22 GENNAIO 2012
presentano

PAMELA VILLORESI DAVID SEBASTI

APPUNTAMENTO A LONDRA

di MARIO VARGAS LLOSA (premio Nobel 2010)
traduzione Ernesto Franco
regia MAURIZIO PANICI

scene Francesco Ghisu - costumi Lucia Mariani
musiche Germano Mazzocchetti
luci Emiliano Pona - video Andrea Giansanti


Giovedi 12 gennaio alle ore 21.00 debutta al Teatro Parioli Peppino De Filippo, a Roma in via Giosuè Borsi 20, diretto da Luigi De Filippo, “APPUNTAMENTO A LONDRA” un testo firmato da Mario Vargas Llosa, regia da Maurizio Panici con Pamela Villoresi e David Sebasti.
Repliche fino al 22 gennaio: dal giovedi al sabato alle ore 21; la domenica e giovedì 19 alle ore 17.

L’identità e le identità: etnica, culturale, politica e, naturalmente, sessuale. Intorno a questo concetto complesso e alle ambiguità che sottendono le mille, diverse identità di ogni individuo, continuamente scelte e ricreate, è incentrato il lavoro del Premio Nobel Mario Vargas Llosa, tradotto da Ernesto Franco, Appuntamento a Londra, prodotto da Associazione Teatrale Pistoiese/ArTè Stabile di Innovazione, in collaborazione con il Festival dei 2Mondi di Spoleto, con la regia di Maurizio Panici. In scena, ancora una volta insieme dopo titoli di grande successo come Marlene, Medea, Atridi, Pamela Villoresi e David Sebasti. Lo spettacolo, alla sua terza tournée teatrale, ha debuttato con grande successo a Spoleto 52 Festival dei 2Mondi nel luglio 2009 proprio alla presenza di un entusiasta Vargas Llosa.

Il grande scrittore peruviano, in varie interviste, ha definito l’allestimento “originale, sottile, pieno di immaginazione, ma al tempo stesso molto fedele al testo”, dimostrando di apprezzare particolarmente sia l’interpretazione dei due protagonisti sia le scelte registiche.
La storia che il testo racconta è un’acuta e profonda riflessione sul tema dell’identità, un viaggio nella vita segreta delle persone. Ma lo spettacolo è anche un’indagine sui valori dell’amicizia e dei sentimenti, su quel sottile filo che ci lega come esseri umani, come attrazione profonda dell’uomo per l’altro da sé.
Due amici d’infanzia e gioventù, entrambi peruviani, si ritrovano a Londra dopo molti anni durante i quali non avevano avuto più contatti. Nel loro incontro rivivono il passato, mescolando bei ricordi con brutte storie che credevano oramai sotterrate o delle quali, forse, ignoravano l’esistenza. Un teatro, dunque, fortemente ispirato dalla letteratura in uno scambio fertile tra i diversi linguaggi espressivi.

Note di regia
Un uomo, realizzato, pienamente occupato, apparentemente felice, in una pausa tra un viaggio e una riunione di lavoro, viene sopraffatto da una inquietudine che mette in moto un viaggio soggettivo e interiore, fortemente onirico che lo pone di fronte a se stesso, alle sue fantasie più segrete, a un gioco di specchi e rifrazioni nel quale stenta a ri/trovarsi.
Le proiezioni fantastiche che affiorano dal profondo del suo essere, prepotenti e inarrestabili, attivano e generano un “altro” da sé, attrattivo e repulsivo, fortemente seduttivo. L’incontro pone l’uomo di fronte alla sua possibile altra identità: come un giano bifronte egli si specchia, ‘la sua vita segreta’ esplode in una serie di variazioni possibili, tutte vengono esplorate, ri/vissute o ri/create.Lungo tutto il tempo dello spettacolo le ‘identità’ si rincorrono, si fronteggiano fino a una soluzione possibile, sempre e comunque aperta.L’identità: è questo il tema centrale del testo. E quel complesso di pulsioni/emozioni, sogni e comportamenti che formano nel corso della nostra vita quella che chiamiamo ‘personalità’, nel protagonista dello spettacolo trovano la più aperta delle rappresentazioni; le possibili vie, le diverse possibilità sono percorse con ansia e desiderio fino a una conclusione non banale, affascinante, temuta, desiderata.
T.S. Eliot nei Quattro quartetti scrive: “… ciò che poteva essere e ciò che è stato // tendono a un solo fine che è sempre presente. // Passi echeggiano nella memoria // lungo il corridoio che non prendemmo // verso la porta che non aprimmo mai // sul giardino delle rose …”.
È in questo crinale, in questa zona di confine, che i protagonisti si muovono continuamente, in bilico tra un mondo reale e uno immaginario altrettanto concreto e vissuto con la stessa intensità della vita vera.
Il testo di Vargas Llosa è un enigma, uno scandagliare la parte più profonda e nascosta di ogni essere umano, come egli stesso afferma: “un argomento che mi ha sempre appassionato… la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera con cui l’una e l’altra si alimentano e si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale… e il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatta anche la vita della gente; quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle splendide bugie della finzione”. Il nostro spettacolo è un gioco teatrale che si avvale anche di linguaggi complessi, immagini proiettate e percepite come fantasmi, che aiutano a rivelare scomode verità sepolte nel profondo del protagonista. La scena è uno spazio concreto che continuamente apre a una serie di altre possibili visioni, creando così nello spettatore una vertigine, aiutandolo a rompere una visuale del quotidiano verso un altrove possibile, verso un mondo diverso da quello reale.Le musiche originali sostengono questo progetto evocando altri mondi possibili, nostalgie e luoghi perduti, un giardino della memoria che mai risulta essere consolatorio. La macchina teatrale asseconda e sostiene gli attori impegnati in questo difficile percorso al fine di aiutarli a creare e ri/creare continuamente quella complessità che risponde al nome di identità.
Maurizio Panici

Così scrive l’autore Mario Vargas Llosa del suo testo:

“Non finirà mai di meravigliarmi il modo in cui nascono nella mia testa le storie.
Questa è nata da una conversazione a Londra con Gullermo Cabrera Infante, una manciata di anni fa. “Ti ricordi il poeta e scrittore venezuelano Esdras Parra?”, mi ha chiesto Cabrera Infante. Me lo ricordavo abbastanza bene. Era un ragazzo magro, un po’ timido, che avevo conosciuto negli anni Sessanta a Caracas, quando dirigeva o codirigeva una delle riviste letterarie venezuelane, Imagen. Avevamo conversato qualche volta e, per un certo tempo, ebbe la gentilezza di inviarmi a Londra quella rivista sulla quale scrissi qualche volta. Perchè Cabrera Infante mi chiedeva se mi ricordavo di lui? Gullermo aveva ricevuto una chiamata da Esdras Parra, dopo molto tempo che non aveva più saputo nulla di lui. Gli aveva raccontato che viveva da qualche tempo a Londra e che voleva fargli visita nella sua casetta di Gloucester Road. “Ho avuto la sorpresa più straordinaria della mia vita”, mi ha detto Cabrera Infante.”L’Esdras Parra che mi ha suonato al campanello e che è entrato in casa mia non era più lo stesso, ma una signora in piena regola. Si era operato e aveva cambiato sesso, movenze, voce. Mi è costata molta fatica riconoscerlo”.
In quel preciso momento ho saputo, con certezza assoluta, che l’opera teatrale che avevo promesso di scrivere al regista e mio vecchio amico Luis Peirano si sarebbe intitolata Al pie del Tamesis (tr. It. Appuntamento a Londra) e che avrebbe trattato di un incontro inatteso come quello che Guillermo Cabrera Infante mi aveva appena raccontato con Esdras Parra”.
“Appuntamento a Londra non si svolge nel mondo del reale, del veritiero, ma trasloca nella pura soggettività del protagonista; un territorio che, nonostante al principio sembri essere fatto solo di ricordi dolorosi e teneri, alla fine scopriamo che è fatto soprattutto di invenzioni: un mondo di finzione. In questo modo, anche in questa opera, al di sopra e al disotto di quelli che io volevo fossero i temi centrali della storia – l’amicizia, la forgiatura dell’identità come atto vitale creativo e ribelle, i riti e i malefici del sesso nella vita segreta della persone – mi si impose un argomento che mi ha appassionato in maniera ricorrente in vari dei miei romanzi e tutte le opere teatrali che ho scritto: la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera in cui l’una e l’altra si alimentano, si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale. Senza dubbi, il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatto anche la vita della gente: quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle splendide bugie della finzione”.



INFO
Teatro Parioli Peppino De Filippo
Via Giosuè Borsi, 20 – 00187 Roma

06 807 30 40
Orario botteghino: dal martedì al sabato ore 10.30 -19.00; domenica dalle ore 16.00
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21.00; la domenica e giovedì 19 alle ore 17.00 

Biglietti da 22,00 a 33,00 euro. Sono previste riduzioni per CRAL, Scuole e Associazioni



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