giovedì 22 marzo 2012

Terra promessa. Briganti e migranti

Al Teatro Palladium
fino al 25 marzo 2012
Terra promessa. Briganti e migranti
di Marco Baliani | Felice Cappa | Maria Maglietta

Quando Marco Baliani fa il suo ingresso sulla scena, le luci sono ormai basse e solo qualche flebile suono di voce attraversa ancora il pubblico. A spegnerla arriva presto quella calda e raccolta di un grande attore e regista, interprete della nostra storia, non solo letteraria.
Terra promessa dimostra come le due si avviluppino profondamente nelle parole di un Carlo Levi (Cristo si è fermato a Eboli), e dello stesso Carmine Crocco, il brigante pre e post-unitario cui lo spettacolo è dedicato. D’altronde Baliani non è nuovo a questo tema, quello delle difficoltà che hanno caratterizzato l’Unità d’Italia: nel febbraio del 2010 portò in scena al teatro India il romanzo breve Piazza d’Italia di Antonio Tabucchi (1973).
Quella di Carmine Crocco è la storia di un “caprettaro”: uno che sgozza i capretti e che serve i padroni, quelli che “si fottevano i contadini” nei mercati del foggiano. Il rancore cova fino a quando Carmine non decide di darsi alla macchia e porsi alla testa di un movimento che grida alla libertà del popolo sottomesso: è nato il brigantaggio. Il succedersi degli eventi – l’appoggio ai Mille, la conquista di ampi territori tra Lucania, Campania e Puglia, lo spegnersi del movimento garibaldino e la nascita dell’esercito “italiano”, il rinnovato favore ai Borboni, lo scoppio dell’insurrezione e la repressione dei briganti – rappresentano la grande Storia che si riversa monotona nelle storie dei vari contadini, soldati, baroni e popolane, qui eccellentemente interpretati da Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino, Michele Sinisi.
Il sapore gattopardiano – tutto cambia per restare com’è – è nei volti del contadino che non sa spiegarsi il succedersi delle vicende, della popolana che con il cuore parteggia per i briganti, del barone che rappresenta il pennone che regge le diverse bandiere a seconda di quella issata, fino al soldato piemontese attonito di fronte a tanta diversità e ferocia. Baliani, solo sulla scena, lascia loro la parola attraverso il grande schermo dal quale si raccontano: e lo fanno tra le bianche case e le brulle terre meridionali, sfondo di un’epopea in cui le parole che ricorrono di più sono fame e terra.


Non a caso: solo la terra, infatti, avrebbe realmente saziato quelle bocche che, pur subendone la fatica, non potevano apprezzarne i frutti e soprattutto dire: è mia. Doloroso passato che accomuna la fatica del brigante a quella del migrante, che parte alla ricerca di quello spazio di libertà che nella propria gli è negato.


Dal passato al presente: la pièce, già presentata al Festival di Spoleto la scorsa estate, ha il pregio di attraversare un periodo complesso e difficile della storia italiana: la sua origine. E lo fa senza paura di citare, anche indirettamente, quella letteratura meridionale (Verga tra gli altri), che tanto spazio ha dato all’interpretazione sociale e storica di quel periodo. E soprattutto dando voce ai suoi singoli protagonisti, grazie ad una scenografia essenziale ma estremamente funzionale, che fa della sovrapposizione tra linguaggio teatrale e “cinematografico” un suo punto di forza e originalità. Vivamente consigliato.
martina micillo
20 marzo 2012

Uno spettacolo di
Marco Baliani | Felice Cappa | Maria Maglietta
con Marco Baliani e Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottombrino, Michele Sinisi
drammaturgia Maria Maglietta
musiche Mirto Baliani

Teatro Palladium
Piazza Bartolomeo Romano 8 - Garbatella
Orari e prezzi:
h 20.30 | Dom h 17.00
Da € 20 a € 10
Ufficio Relazioni con il pubblico e Biglietteria, 06 45553050 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17).

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