mercoledì 23 novembre 2011

Natale in casa Cupiello

Dal 29 novembre, alle ore 20.45, è in scena al Teatro Eliseo di Roma Natale in casa Cupiello, una delle più famose e celebrate commedie di Eduardo De Filippo, in una edizione innovativa diretta da Nello Mascia e interpretata dallo stesso Nello Mascia insieme con Benedetta Buccellato, Sergio Basile, Roberto Giordano, Danila Stalteri, Gino Monteleone, Franco Scaldati, Andrea Vellotti, Fiorenza Brogi, Aurora Falcone, Domenico Bravo e Massimo D’Anna.

Note di regia

Una fortuna. Mettere in scena Natale in casa Cupiello è una fortuna. Una fortuna per noi attori. Perché il teatro di Eduardo è teatro per attori, attori creativi che “vivono” il personaggio fino a collaborare con l’autore. Fino a diventare co-autori del testo. Una fortuna. Il teatro di Eduardo è un teatro scritto per lo spettatore. Anzi, “con” lo spettatore. Attraverso una perfetta conoscenza delle regole della comunicazione teatrale, Eduardo ci ricorda che lo spettacolo si fa “con” il pubblico, che collabora anch’egli al testo. Il pubblico, per Eduardo, è il personaggio in più. Teatro da fare. Teatro mai definitivo. Teatro “vivo”. Eduardo ci insegna che il teatro è il luogo in cui si racconta il contemporaneo, il presente, cercando di evidenziarne i nodi e le contraddizioni.L’unico che negli anni del ventennio ebbe il coraggio di descrivere una società così com’era nella realtà. Il giovane Federico Fellini, spettatore ammirato di una replica di Natale in casa Cupiello all’Argentina di Roma, scrisse che la commedia “…raccontava un’altra Italia. Un’Italia che stava abissalmente fuori da quella raccontata dalla propaganda fascista”. Natale in casa Cupiello al regime proprio non piacque, non poteva piacere. È la storia di una famiglia della piccola borghesia povera, e per di più litigiosa. E per di più in quella famiglia si consumava un adulterio. Tutta la critica fascista si schierò contro. Renato Simoni fu inesorabile e stroncò la commedia, definendola “di un realismo penoso e irritante”. In realtà, Natale in casa Cupiello veramente era un testo rivoluzionario. Una sorta di spartiacque, un capitolo nuovo, l’apertura verso una strada mai percorsa prima.
Il realismo di Natale in casa Cupiello anticipa la grande epopea del neorealismo cinematografico italiano, che si sarebbe sviluppato di lì a pochi anni. Dunque, Eduardo è un autentico “autore politico”.
Natale in casa Cupiello è nata come un farsa. La sua prima stesura era un atto unico, l’attuale secondo tempo. Una farsa che ha un solo obiettivo: il puro divertimento. Una farsa scritta sulla pelle di quell’inimitabile trio comico che erano i fratelli De Filippo. Debuttò la sera della vigilia di Natale del 1931 al Kursaal, come avanspettacolo. Tre rappresentazioni al giorno prima della proiezione del film. Fu un successo incredibile, sei mesi ininterrotti di repliche. L’anno successivo, quando la Compagnia fu promossa al Sannazzaro, paludato teatro di prosa, Eduardo aggiunse l’attuale primo atto. Successivamente - pare nel 1934, ma la data è incerta - la commedia assunse la struttura definitiva in tre atti. Durante queste mutazioni progressive, i personaggi hanno preso corpo, si sono arricchiti e delineati con maggiore precisione. E anche gli obiettivi della commedia si sono profondamente trasformati.

Ora è un’opera inquietante e magica (“commedia affatata” sosteneva Eduardo), che rivela in tutti i suoi elementi una sorprendente connotazione metaforica. Così Luca Cupiello diviene il prototipo dell’antieroe, il “grande distratto” bergsoniano, il sognatore, il diverso, il poeta. Anticipatore di tutti i personaggi successivi che sono il perno della drammaturgia di Eduardo. L’uomo che vive drammaticamente la solitudine in contrasto con una società che egli rifiuta e condanna. Così il presepe diviene il simbolo della perduta innocenza, il totem della impossibile armonia familiare. Così la famiglia diviene microcosmo che incarna i contrasti e la crisi di tutta la società contemporanea. Così Natale in casa Cupiello diviene il dramma della incomponibile contraddizione, propria della condizione umana, fra il mondo del sogno e quello della realtà. E la conclusione per Eduardo è disperata. Quando il mondo della realtà si sovrappone al mondo del sogno (che è più estesamente l’astrazione poetica, in una parola l’Arte), non c’è scampo: il protagonista muore.

Ho messo in scena Natale in casa Cupiello nell’unico modo che so fare. Mi sono immerso nella vibrante vitalità della sua drammaturgia, in questo strepitoso meccanismo teatrale, senza avere troppa paura di profanare questo tesoro, cercando di ricreare quella drammaturgia al di là della tradizione, al di là dei manierismi. Convinto, come sono, che certe profanazioni, se avvengono con profondo amore, sono una strada obbligata quando si desidera davvero spingersi oltre per verificare la modernità di un’opera, evitandone il pericolo della “museizzazione”. Ho messo in Natale in casa Cupiello tutte le mie suggestioni, tutte le mie fascinazioni, tutte le esperienze teatrali che ho percorso e vissuto da quando, nel 1974, ho lasciato la compagnia di Eduardo. Ho cercato, nel rispetto dell’insegnamento di Eduardo, “il contemporaneo” nel suo testo.

Ed è naturale che certe fascinazioni portino ai grandi modelli drammaturgici europei sviluppatisi parallelamente nel Dopoguerra: Ionesco, Pinter, Beckett, la figura eduardiana smunta e diafana come una scultura di Giacometti, Vladimiro ineguagliabile. E poi la solitudine dell’uomo contemporaneo nei confronti di un universo ostile, la disperazione assoluta e definitiva di fronte all’ineluttabile. Pietro Carriglio ha disegnato una splendida scena nuda e atemporale, nuda ed essenziale. E lì dentro ho fatto agire un teatro molto semplice e diretto, centrato sul lavoro degli attori. Attori contemporanei che recitano Eduardo. Ognuno di essi testimone di percorsi ed esperienze molteplici. Attori del Duemila che cercano di recuperare quel sapore, quel piacere, quella ingenuità della lezione recitativa. Che cercano di ricreare quella studiata quotidianità, quella studiata spontaneità che fu un altro elemento dirompente e rivoluzionario dell’Arte eduardiana. Irripetibile e irripetuta. E ormai smarrita.

Ho cercato di costruire – sempre in sintonia con la leggerezza della commedia eduardiana – la contrapposizione netta fra il mondo poetico di Luca e il cinico matriarcato fallimentare di Concetta. Ho trovato sorprendenti similitudini fra quella piccola borghesia del ventennio e questa società contemporanea. Entrambe chiuse, grette, ipocrite, ciniche. Entrambe alla rincorsa di benefici economici da ottenere facilmente. Entrambe indifferenti agli avvenimenti sociali e politici che intorno ad esse si sviluppano. Entrambe colpevoli della catastrofe morale e culturale in cui il Paese sprofonda. Eduardo vede agire Cupiello ponendosi dall’esterno. Lo vede morire e non batte ciglio. Il suo antieroe muore, soccombe dinanzi all’impossibilità di una terza via, di un equilibrio dignitoso e accettabile fra la dimensione del sogno e la dimensione reale.

Ma Eduardo è il simbolo concreto del poeta che ha vinto. Eduardo è il simbolo dell’uomo che dedica tutta la vita alla poesia e all’Arte. Eduardo ha costruito un Teatro. Un meraviglioso presepe. Lo ha fatto con determinazione ferrea, sacrificando affetti. Imponendo a se stesso regole terribili. Eduardo ha consegnato al mondo una drammaturgia immortale. Grazie alle sue parole gli uomini di oggi e di domani hanno capito e capiranno qualcosa in più del mondo e della vita. Grazie alle sue parole gli uomini di oggi e di domani sono diventati e diventeranno migliori. Eduardo-Cupiello ha vinto. La poesia ha vinto. Il cuore di Eduardo continuerà a battere. Anche quando si sarà fermato.

Nello Mascia

 
personaggi e interpreti (in ordine di apparizione)

Luca Cupiello Nello Mascia
Concetta Benedetta Buccellato
Tommasino Roberto Giordano
Pasquale Sergio Basile
Ninuccia Danila Stalteri
Nicolino Gino Monteleone
Raffaele Franco Scaldati
Vittorio Andrea Vellotti
Carmela Fiorenza Brogi
Olga Aurora Falcone
Luigi Domenico Bravo
Il dottore Massimo D’Anna


ORARI E PREZZI

martedì, giovedì, venerdì ore 20.45
mercoledì, domenica ore 17.00
(eccetto: mercoledì 4 e 11 maggio ore 20.45)
sabato ore 20.45
(sabato 19, 26 marzo e 2 aprile ore 16.30 e 20.45)
Riposo dal 22 al 27 aprile e 1 maggio

I° Platea euro 32 – II° Platea euro 30 – Balconata euro 28
I° Galleria euro 17 – II° Galleria euro 11
Ridotto giovani e gruppi: fino al 36%
Ridotto over 65 (mercoledì e sabato pomeriggio): fino al 22%

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