mercoledì 24 novembre 2010

LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR

Reduce da uno straordinario successo di critica e pubblico in una tournée che ha toccato i più importanti teatri italiani, dal 30 novembre fino al 9 gennaio 2011 Leo Gullotta interpreta Falstaff ne Le Allegre Comaridi Windsor di William Shakespeare per la regia di Fabio Grossi.

Fu per volontà della regina Elisabetta I che il Bardo riesumò Sir John Falstaff, fatto morire nella sua precedente opera, l’Enrico V: nacque così LE ALLEGRE COMARI di WINDSOR. Ad accreditare questo aneddoto fu infatti John Dennis, che lo riferì nel 1702. La smania della regina, come precisò pochi anni dopo un altro attento cronista shakespeariano, Nicholas Rowe, derivava da un suo divertito “invaghimento” per la poderosa figura comicadi Falstaff; invaghimento che le istillò il desiderio di vederlo in un altro dramma, e per di piùinnamorato. Sicché, per non venir meno al dictat dell’imperiosa Elisabetta, Shakespeare avrebbe, non già “resuscitato” Falstaff, che è moderno espediente da soap-opera, ma escogitato l’ intreccio narrativo delle allegre comari collocandone la vicenda in un tempo immediatamente precedentealla morte del cavaliere, raccontata da Mistress Quickly, altro personaggio riproposto, nell’ EnricoV. Anche questa Nostra edizione, benché passati parecchi secoli, nasce sotto l’occhio vigile e severo della GRANDE Regina: intrighi, scherzi e maramaldate, sfileranno così secondo il divertito gusto shakespeariano.

Protagonista della vicenda è Sir John, con le sue esuberanti smargiassate da guascone, la suasovrabbondante figura, la sua pletorica simpatia cialtrona, il suo amore per la crapula e il bicchiere ela sua irresistibile, endemica disonestà viziosa e bonaria. Con gli occhi di oggi, lo considereremmoun diverso, sia per verbo che per figura, un avverso al presupposto bigotto di una società borghese. Ma la tessitura della commedia stessa, va oltre l’apparenza e, per andar al di là del dettoche “l’apparenza inganna”, proprio d’inganni e scherzi, per lo più perfidi, questa è avviluppata. Vi si racconta di una società, che vive sotto l’occhio della Corte, dove il dileggio l’uno dell’altro deicomponenti della comunità, fa da quotidiano passatempo: la protervia della condizione di nascita edello svolgersi dei fatti della vita d’ognuno la farà da presupposto dominante. Tanto pronti ad impugnar le spade, a difesa di supposti e ridicoli onori, quanto a deporle persostituirli con boccali di vin di Spagna, al fin inconscio di proporsi come innocue prede di chi delborseggio fa scopo di vita. Un ventaglio di più svariata umanità la farà da protagonista della vicenda: il bonario benestante, il meschino geloso, lo scaltro pedante, il servo scimunito, il pavido baciapile, l’ampolloso bottegaio, l’antipatico saccente. Ma su tutti trionferanno le donne, le qua raccontate Comari, che con furbiziae lungimirante intelligenza, collocheranno in maniera indolore per la comunità, la parola fine alla vicenda. Quindi, amori e amanti , guasconi maldestri e burocrati vacui, mariti gelosi e golosi mercanti, mercenari allettanti ed infingardi, ci racconteranno la storia che, come nelle migliori tradizioni teatrali, verrà in alcuni parti rafforzata dalla partitura musicale, sottolineando di volta in volta momenti o comici, o grotteschi, o romantici.

Fabio Grossi

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