martedì 4 novembre 2008

SUGO FINTO

TEATRO LA COMETA
11 – 30 novembre


Comune di Roma Progetto speciale Teatro 2008/09 Teatro della Cometa
Assessorato alle politiche culturali
Sala Umberto produzioni
presenta


SUGO FINTO

di Giovanni Clementi
con
PAOLA TIZIANA CRUCIANI e ALESSANDRA COSTANZO

Regia
Ennio Coltorti



Due sorelle zitelle, Addolorata e Rosaria, offese da una natura ingenerosa, trascorrono la propria esistenza in un continuo ed esilarante scambio di accuse reciproche. Un battibecco infinito che non conosce sosta. Qualsiasi circostanza, qualsiasi avvenimento diviene argomento di animata e inconciliabile discussione. Rosaria domina, Addolorata subisce. Finchè un giorno Rosaria viene colpita da un ictus. Gravemente menomata è assistita da Addolorata, che finalmente può vendicarsi dei soprusi subiti per tutta la vita dalla sorella. Infatti Addolorata inizia a raccontare quotidianamente, all’immobile e muta sorella, di come sta dilapidando il cospicuo piccolo tesoro accumulato in Banca, in anni di risparmi e lavoro. Rosaria, adottando l’unica arma che ancora le resta, inizia a rifiutare cibo ed acqua ed è ormai allo stremo delle forze, quando Addolorata capisce che le rimane una sola strada: l’ennesima resa. Ma ormai non può più fare a meno della presenza dell’altra, la sua vita non avrebbe più senso ed è per questo che torna sui suoi passi e china la testa di fronte all’inespressiva sorella. Rosaria ha avuto ragione ancora una volta e uno svelto guizzo della sua lingua, che attinge nel cucchiaio di minestra portole da Addolorata, è il suo defintivo, muto grido di vittoria. Un testo confezionato per una grande prova d’attrici, che ne esaltino l’incalzante comicità, ma anche la struggente malinconia.
Un testo intimo e claustrofobico, che “usa” Addolorata e Rosaria e ne fa lo specchio di una società, come la nostra, sempre più portata a rinchiudersi a riccio, a considerare “l’Altro”, “il mondo fuori” il nemico. E allora il piccolo appartamento delle due zitelle diventa una sorta di avamposto, le finestre, delle feritoie da cui osservare, senza essere visti, il pericolo che incombe e sta per sferrare l’ultimo assalto a un nucleo “indifeso e normale”. La miopìa di tale atteggiamento è tanto più evidente quando il rifiuto aprioristico al confronto, in un contesto socio-economico, quale l’attuale, che ci costringe quotidianamente a fare i conti con il “diverso”, assume spesso l’aspetto di una sorta di autoemarginazione. E le piccole gioie della vita, che fortunatamente ognuno di noi ancora sperimenta, non possono non venire segnate dallo scoppio implosivo del nostro stesso risentimento. Forse è proprio questa la più grande sconfitta che una donna, un uomo, una società possano soffrire.


Un minuscolo Titanic in formato domestico, destinato all’inevitabile affondamento. E quando già i flutti lambiranno il volto degli incoscienti crocieristi, sarà ancora una risata l’ultimo suono percepito da orecchie tanto distratte.

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