mercoledì 17 dicembre 2014

Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso


Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso
di David Foster Wallace arriva in scena con la compagnia BluTeatro

dal 2 al 21 dicembre
Teatro dell’Orologio (Via dei Filippini 17/A)
Sala Orfeo


“Per gli innamorati, la Casa Stregata è divertente. Per i falsi, la Casa Stregata è una passione. Ma per chi, la Casa Stregata è davvero una casa?” 

Per chi? Che razza di domanda è ‘Per chi?’– per non parlare della Casa Stregata, poi! Lo sappiamo tutti, ma proprio tutti – anche i Bambini lo sanno – che quello che facciamo, qualsiasi cosa facciamo, la facciamo e basta. Ci alziamo, ci laviamo, mangiamo, usciamo, lavoriamo, torniamo a casa, riusciamo, facciamo altre cose nel mezzo, di nuovo casa, letto, sonno, veglia – alcuni di noi sembra che non distinguano questi due momenti, ma noi che ci riusciamo apprezziamo, o apprezzeremmo, comunque lo sforzo, se questi sonnambuli a cielo aperto si sforzassero di farlo – e poi al mattino ci rialziamo. E rifacciamo tutto. Di nuovo. Cambiando a volte l’ordine delle cose, ma non il risultato, perché, si sa, il risultato non cambia. 

Per chi lo facciamo? No, non ci provare, lo sai tu e lo so io, e io non ti critico, guarda, sono completamente d’accordo con te: le cose si fanno e basta. Per chi? A chi diamine vuoi che importi per chi fai le cose? Tu le fai e basta. Tu le devi fare, le vuoi fare, le vorresti fare e le farai, le vorresti fare e non le farai, ma almeno ci avrai provato e il tentativo, in fondo, è già un risultato – non ci crede nessuno, ma fa bene ripeterselo ogni tanto, no? Per chi la Casa Stregata è davvero una casa? Ancora? Non ti sei ancora stancato? 

Sì, lo so, tu ti sei stancato da un pezzo, sono io che continuo, a disco rotto, come una ruota bucata che va avanti solo perché la spina le si è conficcata nel fianco proprio mentre scivolava su una discesa mooolto lunga e ora non può fare altro che rotolare, senza più freni, verso qualcosa, non mi chiedere verso dove che già ho i miei problemi con un “Pe chi?”. Per chi la Casa Stregata ecc? Ora ti rispondo. Per cosa. La risposta è per-cosa? – era ovvio! Hai mai sentito qualcuno rispondere a una domanda con una risposta? No, intendo rispondre veramente? Ti alzi, ti lavi, mangi, vai al lavoro, ecc. per cosa? Perché ti interessa? Perché ti pagano? Perché ti pagano per dirti cosa fare, cosa dire, cosa pensare? Perché tu li paghi per farti dire cosa fare, cosa dire, cosa pensare? Perché lo fai, perchè continui ad aggirarti in questa Casa Stregata? Per cosa? 

Avevamo una bella casa, una volta, da bambini. Poi siamo cresciuti – anche se non siamo mai cresciuti – e abbiamo lasciato la casa – anche se continuiamo ad abitarla, a vivere con mamma e papà, perché non abbiamo soldi, lavoro, ragioni per farlo, per lasciare questa casa. Perché tanto rimaniamo sempre noi, sempre uguali, ovunque andiamo. Rimaniamo bambini con la casa pagata da Mamy e Papy. Rimaniamo a casa perché la casa Mamy e Papy non ce la pagano. Rimaniamo soli perché un giorno Mamy e Papy non ci sono più anche se ce li abbiamo sempre alle costole, sempre sui fornelli, sempre sotto lo stesso tetto che ci crolla addosso nel suo restare immobile.

Avevamo una bella casa… ma non era poi tanto bella…Oddio, chiamarla addirittura casa… Così ci siamo costruiti il denaro, la passione, l’ambizione, lo spirito altruistico, il volontariato. Ci siamo costruiti la pubblicità per credere in tutto quello che avevamo costruito e che non reggeva, no, niente da fare, è tutto da rifare, non lo vedi che crolla tutto? Crolla tutto sotto il peso inquietante di una stupida, semplice, inutile – sottolineo inutile – domanda: Per chi la Casa Stregata è davvero una casa? Ci siamo venduti e comprati a noi stessi, abbiamo consumato illusioni di fare, di vivere, di abitare una vita nella quale vaghiamo persi in una casa di specchi. Una casa stregata per nulla accogliente, una casa di specchi che moltiplica e disperde i nostri tratti, attratti da qualcosa che deforma e nasconde tutto ciò che abbiamo di fronte. Ce l’abbiamo di fronte o è alle nostre spalle? L’abbiamo superato o è lì davanti a noi? Siamo superati, sorpassati. L’alba è già tramonto, l’Oriente è diventato Occidente. Saimo invasi dai cinesi. Siamo morti, siamo insetti e pesticidi per insetti. Siamo finiti. E questo molto prima che potessimo realizzare che a Oriente sorge il Sole, che a Oriente tutto inizia e che l’Occidente è la fine o forse il compimento di tutto ciò che abbiamo o non abbiamo costruito. Ma costruito per chi? 

Quando entrerete a teatro per vedere uno spettacolo, quando tornerete a casa per fare quelle cose che stanno nel mezzo, quando andrete a letto, quando vi alzerete, quando rotolerete per discese sconnesse, quando vi aggrapperete a una salita chiedetevi per chi. Per chi David Foster Wallace scrisse il racconto che andrete a vedere a teatro? Per chi Verso Occidente l’Impero dirige il suo corso? David Foster Wallace scrisse questo gioiello per qualcuno che amava, che era il suo amore, e da un atto di amore nasce altro amore che si propaga e si disperde in tutti coloro che in questo amore capitano – E’ capitato! – che in questa storia, in questo viaggio verso Occidente rimangono impantanati. Un racconto scritto negli anni Novanta, ma che parla di una generazione identica a quella dei ventenni, dei trentenni, dei quarantenni, di tutti gli ‘–enni’ di oggi – perché in fondo chi entra in una casa stregata non è altro che il riflesso infinitesimale di un sé stesso che quella casa la abita da sempre. Un testo che come ogni altro racconto che parli del nostro mondo si poteva limitare a descriverlo nella sua solitudine, pochezza e miseria. Come si può parlare della nostra generazione se non come una serie di consumatori già consumati che sono arrivati quando tutto era già bello che scritto, fatto, detto, sentito, risentito, risaputo?

Che dire della nostra incapacità di costruire qualsiasi cosa – figuriamoci una casa, per giunta stregata! C’è davvero qualcuno che possa dire qualcosa a nostro favore? A nostra discolpa sì, chiunque può alzare la mano e dire la qualsiasi e ha tutte le ragioni, ma parlare per noi, a nostro favore? Abbiamo fatto mai qualcosa noi? (Oltre guardare il nostro ombelico o quello degli altri?) Verrebbe da dire che non abbiamo colpe, ma neppure meriti, che in fondo siamo dei cialtroni soddisfatti di essere insoddisfatti e felici di essere infelici. Se stiamo fermi a guardare il Sole sorgere, allora, non c’è niente da fare, è già mezzogiorno, e da un pezzo! 
Ma se guardiamo avanti, verso quest’Occidente che siamo noi – imperialisti, americani dentro? Se rallentiamo per qualche istante, se impantaniamo i nostri meccanismi del per cosa e ci chiediamo per chi facciamo-viviamo le cose, allora, una risposta anche per noi c’è. E non è il silenzio. No, se c’è un per chi la casa stregata è davvero una casa, allora, c’è una meta, un andare, un rotolare fermi, immobili verso un Occidente che ha il suono di una canzone. E lo spettacolo della compagnia Blu Teatro è questa canzone, è la gioia del teatro quando diventa vita, e l’amore che si manifesta nella sua forma più compiuta: la bellezza.

Flaminia Chizzola



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