lunedì 12 maggio 2014

Warhol


Warhol

18 aprile – 28 settembre 2014
Palazzo Cipolla – Via del Corso 320, Roma




Roma si tinge delle stravaganti note di uno degli artisti più influenti e rivoluzionari del xx secolo, grazie alle oltre 150 opere di Andy Warhol esposte a Palazzo Cipolla.

La mostra nasce dalla collezione della Brant Foundation, a cura dello stesso Peter Brant, amico personale dell’artista. Grazie all’acuto percorso espositivo, la grande retrospettiva di Palazzo Cipolla permette di immergersi nel mondo del padre della Pop Art, un mondo fatto di icone potenti ed immagini travolgenti.

Opere famose e meno famose si intersecano in una esperienza visiva unica: tra fotografie, dipinti, serigrafie e molto altro, la prolifica produzione di Warhol stupisce e coinvolge ancora. In mostra alcune opere simbolo di un’epoca, come una delle famose Marylin del 1964, o quelle dedicate a Mao Tse-Tung, a Liz Taylor, a Elvis e a tanti altri grandi personaggi che lo stesso Warhol ha contribuito a rendere vere e proprie icone. Allo stesso tempo, però, l’artista ha sottolineato la semplicità e umanità di questi personaggi: ha contribuito a semplificare le loro figure, sottolineando come le star dell’immaginario collettivo fossero, in realtà, persone come tutti, non esseri irraggiungibili.

Proprio questa tendenza alla semplificazione è un punto focale della produzione dell’artista. Egli dà dell’arte una visione nuova: nella sua costante rappresentazione di star di Hollywood, famosi artisti ed oggetti tanto comuni quanto iconici, Warhol ci mostra un’arte semplice, accessibile a tutti
Gli oggetti rappresentati, così, non sono altro che se stessi: non vi è un’astrusa interpretazione artistica, né una vera e propria interferenza del loro autore o di una interpretazione critica. L’espressione artistica perde quel connotato di aulico, smette di intimidire con la sua solennità, e diventa la rappresentazione del quotidiano e del conosciuto. L’esperienza di Warhol come pubblicitario lo aiuta in questo percorso di demitizzazione dell’arte, permettendogli di raggiungere davvero l’essenza di quella Pop Art di cui è considerato il padre, un’arte popolare ma di grande effetto. Nascono, in questo modo, opere come le “Bottiglie di Coca Cola d’Argento” o le “Lattine di Minestra Campbell’s”, capaci di attrarre proprio per quella loro semplicità.

Per Warhol “l’artista non inventa, ma riproduce, non interpreta, ma ripete all’infinito”. Questa tendenza alla riproduzione ne fa l’artista più rappresentativo della società industriale e di massa che si stava delineando con forza proprio negli anni della sua attività. La riproduzione e la ripetizione all’infinito, quasi nelle sue opere si assistesse ad una catena di montaggio industriale, sono un forte strumento nelle mani di Warhol, da cui nasce l’idea che “30 sono meglio di una”, con la quale smitizza perfino un capolavoro mondiale come la Gioconda di Leonardo da Vinci. 

Eppure anche un artista in controtendenza come Warhol, cede al fascino della morte, al punto da diventarne quasi ossessionato. Opere come i “Teschi” o le “Dodici sedie elettriche” in mostra a Palazzo Cipolla sottolineano la particolare attenzione dell’artista a questo tema: egli tenta la sua opera di semplificazione anche con la morte; cerca di togliere quel velo di terrore che la avvolge, di renderla qualcosa di comprensibile, a portata dell’uomo comune. Ma la morte stessa avrà la meglio su di lui alla fine.

In mostra anche molti dei famosi autoritratti che l’artista amava farsi, nel suo costante studio della figura e dell’espressione umana. Egli dava di se stesso l’idea di “un uomo che galleggiava sulla vita”, un’immagine estetica, sgargiante, sconvolgente e potente.

Spiccano tra le opere esposte anche i primi “Flowers”, o “Ladies & Gentlemen” dedicata alle Drag Queens di New York. E, ancora, le “Oxidation Painting”, create attraverso una vernice con pigmenti metallici ossidata con attraverso l’orinazione, le uniche opere astratte di Warhol.

La cultura, la natura, la religione, la società, nulla sfugge alla visione dell’artista. Egli spinge la sua ricerca in ogni campo. La fotografia diventa il suo più valido strumento negli anni Ottanta. Con la sua polaroid istantanea, ha catturato bellezza e giovinezza, stravaganze e normalità, espressioni e artifizi. I suoi ritratti fotografici hanno immortalato tutte le più grandi stars dell’epoca, quasi intrappolandone l’essenza in un unico, semplice e potente attimo.
Luca Virgillito


Mostra a cura di Peter Brant con Francesco Bonami 
Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla

Biglietti: Intero € 14 (audioguida inclusa) Ridotto € 12 (audioguida inclusa)

Orari: Lunedì dalle 14 alle 20 Da martedì a domenica dalle 10 alle 20 (la biglietteria chiude un'ora prima) 


Aperture straordinarie: 20, 21, 25 aprile, 1 maggio, 2 e 29 giugno, 15 agosto (10-20)





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