sabato 8 marzo 2014

D’APRES RODIN. SCULTURA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO


D’APRES RODIN. 
SCULTURA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO
a cura di Stefania Frezzotti

dall'11 febbraio al 18 maggio 2014
Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma





Gli artisti italiani di inizio Novecento messi a confronto con uno dei principali precursori della scultura contemporanea: Agust Rodin (Paris 1840/ 1917 Meudon).

“Ho sempre tentato, con la mobilità dei muscoli, di rendere i sentimenti intimi. Pensate innanzitutto che il movimento è il passaggio da una posizione all'altra (…). E' in definitiva una metamorfosi (…) Riproduce il passaggio da una posizione a un'altra: mostra come la prima trapassa insensibilmente la seconda. Nella sua opera si distingue ancora una parte di ciò che fu e si rivela in parte ciò che sta per essere. (…) Perché nella realtà il tempo non si ferma: e se l'artista riesce a produrre l'impressione di un gesto che si compie in diversi istanti, la sua opera è certamente molto meno convenzionale dell'immagine scientifica in cui il tempo è come bruscamente sospeso”. (Rodin, 1911)

Le novità plastiche della sua scultura sono presentate a Roma da due mostre parallele: "Rodin. Il marmo, la vita" presso il Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano (18 febbraio - 25 maggio 2014) e "D'Apres Rodin" presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma (d'ora in poi GNAM).
La mostra alla GNAM sottolinea l'innegabile influenza che gli scultori italiani subirono nei confronti della ricerca formale dell'artista francese.
L'evoluzione moderna dell'espressione scultorea e in particolare del corpo umano viene raccontata dalle opere esposte, tanto che l'eco di Rodin è presente anche nelle più recenti sperimentazioni futuriste, cubiste e addirittura spazialiste. Nello specifico la mostra alla GNAM evidenzia il filo conduttore che partendo da Rodin giunge ai primi anni Quaranta e alla scultura di Arturo Martini.

Le opere, appartenenti in maggioranza alle collezioni del museo, evidenziano dunque questo legame imprescindibile tra Rodin e la nuova scultura italiana. Quest'ultima si spinge verso sperimentazioni formali innovative seppur derivanti, almeno inizialmente, dal Rinascimento e dal Barocco italiano. La forza e la tensione muscolare di Michelangelo, l'attenzione agli effetti di luce di Bernini.
Una sensibilità tutta moderna che conduce allo studio di posizioni intrecciate e complesse, innovazioni strutturali basate sull'ampiezza delle relazioni spaziali, pungente espressività di forme antropomorfiche frastagliate, lisce e scabre che raggiungono talvolta il non-finito michelangiolesco e il contrasto tra materia-forma.
Il corpo diventa il vero protagonista.

La sua presenza sfrontata colpisce lo spettatore emozionandolo con le sue deformazioni e mutilazioni. Si passa da una consistenza carnale e morbida a forme più eteree, mosse e frastagliate. In tutti i casi la scultura comunica con lo spazio e in particolare con la luce che si rifrange sulle superfici amplificando le potenzialità espressive della materia inerte.

Tra gli artisti esposti sono presenti Medardo Rosso e Umberto Boccioni visibilmente ispirati dalla plastica di Rodin; basti pensare che una delle sculture più note del futurismo, “Forme uniche della continuità dello spazio” (1913), nacque proprio in seguito alla visione nel 1911 all’Esposizione Internazionale di Roma di “L’uomo che cammina” di Rodin (1877).
Boccioni cita Rosso e Rodin come precursori del futurismo nel “Manifesto della Scultura futurista” del 1914 in cui definisce lo scultore italiano come l'unico “moderno che abbia tentato di aprire alla scultura un campo più vasto, di rendere con la plastica le influenze di un ambiente e i legami atmosferici che lo avvincono al soggetto”. Riguardo Rodin sostiene che “è di un'agilità spirituale più vasta” e che “porta nella scultura un'ispirazione inquieta, un impeto lirico grandioso”. Tuttavia secondo Boccioni il vero rinnovamento fu realmente compiuto in chiave moderna solamente dall'opera di Rosso, “rivoluzionaria” perché “in essa non si agitano eroi né simboli, ma il piano d'una fronte di donna o di bimbo accenna a una liberazione verso lo spazio che avrà nella storia dello spirito una importanza ben maggiore di quella che non gli abbia dato il nostro tempo”. (Boccioni, 1914)

Le numerose esposizioni italiane dell'inizio del secolo ospitarono spesso opere di Rodin, in particolare durante la Biennale di Venezia del 1901 un'intera sala fu dedicata all'artista. Le nuove generazioni di scultori italiani iniziarono a contravvenire agli insegnamenti accademici e ai canoni formali ottocenteschi, ormai in gran parte superati.
Medardo Rosso fu tra i primi ad avere la nuova concezione della rappresentazione della realtà. Egli affermava con grande modernità: “nulla è materiale nello spazio”, rifiutandosi di ritrarre soggetti isolati dall'ambiente circostante attraverso sculture statiche. Essi “appartengono a un tutto dal quale non possono venir separati, all'ambiente del quale l'artista deve tener conto”.(Medardo Rosso, 1901)

Rodin infatti innesca un processo da cui è difficile tornare indietro, con cui diventa impossibile non scontrarsi.
Sebbene la cultura classica venga rivisitata da un'emotività moderna, è proprio questo legame con la cultura italiana (in un periodo fortemente intriso da spinte nazionaliste e idealistiche) a rivelarsi fondamentale per la penetrazione delle innovazioni formali tra gli italiani.

Modelli rodiniani della celebre "Porta dell'Inferno" (famosa opera mai terminata dall'artista), sono visibili nelle sculture degli italiani Carlo Fontana e Domenico Trentacose

Lo scontro tra superficie levigata e materia grezza, evidente in opere come "La Bellezza liberata dalla materia" di Leonardo Bistolfi, (all'ingresso della GNAM) rappresenta un dualismo dissonante dotato in parte di significati neoplatonici michelangioleschi che un tempo vedevano nel blocco di marmo la liberazione progressiva dell'opera imprigionata dalla materia statica. La materia scabra comunica ancora con le parti rifinite nelle opere di Libero Andreotti (sei "Bassorilievi in marmo rosa") di Arturo Dazzi ("Testa" proveniente dalla Galleria d’arte moderna di Roma Capitale) in Domenico Trentacoste ("Nudo di donna") e Quadrelli, ("Testa di donna"). 
In altre opere degli anni Venti troviamo diretta discendenza dai prototipi di Rodin: la sensuale “Lupa” di Giuseppe Graziosi ispirata alla "Porta dell’Inferno" riprende uno dei personaggi che il francese studiò singolarmente elaborando forme complesse. Inoltre Graziosi riprende anche la posizione instabile della “Donna accovacciata” di Rodin per la sua "Susanna". Nella stessa sala i bozzetti di “Cariatide” di Libero Andreotti testimoniano il chiaro riferimento a Rodin e la conoscenza diretta delle sue opere dopo il trasferimento dell'italiano a Parigi, che lo porterà ad abbandonare il linearismo scultoreo in favore di una plastica “vitale”.

Gli "Amanti" di Giovanni Prini riprendono chiaramente il celebre "Bacio" di Rodin. 
Inizia la ricerca verso forme più sintetiche tanto che in alcune opere esposte prevale uno degli aspetti più poetici di Rodin: il frammento. Busti di matrice classica presentano originali sfaccettature luminose come nel “Torso” di Prini, posto accanto a figure dall'aspetto frammentario come la "Ninfa dormiente" di Angelo Zanelli contorta su sé stessa mutila di un braccio come una statua antica. 

La politica culturale italiana del primo dopoguerra puntava alla compattezza dei volumi e a un ritorno alla compostezza nella scultura ma l'influenza di Rodin continuerà a esistere tra gli scultori più giovani. Questa persistenza viene ben testimoniata dall'attività di Arturo Martini che conclude il percorso della mostra. Martini spesso cita nelle sue opere quelle del maestro francese ma alla metà degli anni Quaranta giungerà verso una graduale libertà espressiva superando i limiti della scultura stessa. Martini adotterà forme astratte e scriverà il celebre testo "Scultura lingua morta", precedendo le nuove ricerche contemporanee.

Anche se non troppo ampia, nel suo complesso la mostra alla GNAM si rivela molto interessante e può integrarsi alla visita della parallela mostra su Rodin presso le Terme di Diocleziano. 
La mostra descrive un momento storico fortemente in bilico tra tradizione e modernità. L'affermazione di una mentalità moderna più problematica e complessa emerge e si manifesta nelle nuove esigenze espressive e di libertà dai canoni formali.

Le opere esposte dialogano inoltre con le altre sale della GNAM. Proseguendo infatti lo spettatore incontra “La vecchia” scultura di Ivan Mestrovic e “Le tre età” di Gustav Klimt nei quali la rappresentazione della donna anziana deriva senza dubbio dal realismo rodiniano della “Porta dell'Inferno”. Rodin infatti aveva partecipato alle mostre della Secessione Viennese di fine Ottocento e conosceva Klimt (del quale sono presenti in mostra alcuni disegni).

Le opere di Rodin rimandano inoltre alle ricerche di Degas e allo studio del nudo femminile. Le opere dei due artisti sono accomunate dall'interesse per la tensione e l'energia vitale dei corpi in movimento anche se Degas si concentrerà in particolare sulle famose ballerine.
Ancora procedendo nelle sale del museo si incontra “L'umanità contro il male” opera di Gaetano Cellini, emblematica allegoria dell'uomo che lotta con tutte le sue forze contro le avversità ed esprime la sua energia attraverso la tensione del corpo. Anche qui si riscontra la rielaborazione michelangiolesca di radice rodiniana.
Ci si avvicina sempre più ai nostri giorni.
Passando tra dipinti impressionisti e tra altre opere di Medardo Rosso si torna verso il salone centrale incontrando nuovi tipi di “sculture”.

C'è un legame tra le sculture di Rodin e le ricerche spazialiste ad esempio di Fontana della fine degli anni Quaranta?

Sì perché da Martini in poi la scultura intraprenderà nuove strade abbandonando sempre più la “categoria operativa” tradizionale e formale a cui prima corrispondeva, abbracciando nuovi materiali e tecniche. 
In conclusione Rodin è da considerare una delle figure di riferimento per la ricerca contemporanea. Origine di cambiamenti più recenti se non attuali. Ecco perché è ancora oggi così importante ricostruire il suo percorso e le influenze che ha lasciato negli ultimi secoli, appena trascorsi.
Sabrina Rossi

D'Apres Rodin. Scultura italiana del primo Novecento

Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea 
Roma 11 febbraio - 18 maggio 2014 
A cura di Stefania Frezzotti



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