mercoledì 20 novembre 2013

Festival Internazionale del Film di Roma


Festival Internazionale del Film di Roma
Dall’8 al 17 novembre
Auditorium Parco della musica, Roma


Si chiude oggi, 17 novembre, l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che ha visto trionfare l’italiano “Tir” di Alberto Fasulo

Dopo una settimana calda, piena di eventi e di ospiti internazionali, si conclude oggi l’edizione 2013 del Festival Internazionale del Film di Roma, diretta da Marco Muller, a seguito della proiezione di 163 film provenienti da 30 paesi diversi. I numeri di quest’anno superano quelli delle passate edizioni, se non altro per una partecipazione massiccia di pubblico, italiano ma anche straniero.

Durante la cerimonia di premiazione di ieri, presieduta dall’attrice Anna Foglietta, sono stati assegnati i premi ufficiali, preceduti dalla proclamazione in mattinata del vincitore per la sezione Alice nella città: “The Disciple” di Ulrika Bengts, candidato all’Oscar per la Finlandia. Il film trionfa di fronte a una platea composta dalle scuole italiane, insieme a “Heart of a Lion” di Dome Karukoski, che riceve la menzione speciale della Giuria.

In serata arrivano invece i nomi dei vincitori per la linea ufficiale del Festival. Stupisce positivamente l’assegnazione del Marc'Aurelio d'Oro per il Miglior Film a “Tir” di Alberto Fasulo, road movie su un uomo che sceglie il mestiere di camionista, tra nuove emozioni e avventure. Dopo “Sacro GRA”, ancora una volta gli italiani trionfano ai Festival e fanno riscoprire il fascino di un cinema itinerante adatto a portare sullo schermo vicende individuali interessanti. 

Il premio per la Miglior Regia va a Kiyoshi Kurosawa con il suo "Seventh Code", una storia d’amore sui generis che si colora di giallo, assumendo l’aspetto di un thriller spionistico. 

La Giuria, presieduta da James Gray, attribuisce il proprio Premio Speciale al film rumeno “Quod Erat Demonstrandum” di Andrei Gruzsniczk, che racconta la Romania di Ceausescu e il problema della censura, attraverso la vicenda di un dottore di ricerca in matematica che vorrebbe pubblicare le sue opere all’estero. La pellicola in bianco e nero si avvale di un ritmo lento ma inesorabile che conduce lo spettatore in un mondo in cui la politica sgretola dall’interno gli individui.

Per quanto riguarda le migliori interpretazioni maschili e femminili, la Giuria premia due grandi star hollywoodiane: Matthew McConaughey, cowboy malato di AIDS in “Dallas Buyers Club” porta a casa il premio maschile, mentre la bella Scarlett Johansson viene premiata per aver prestato la sua voce suadente al film di Spike Jonze. A dispetto dei pronostici, il tanto osannato “Her” non ottiene altri premi se non quello dell’attrice, al fianco di Joaquin Phoenix anche sul red carpet.

Lo stesso “Dallas Buyers Club” di Jean-Marc Valleé ottiene anche il premio del pubblico, dopo averlo conquistato con una tematica intensa, drammatica e dopo aver giocato la carta della coppia Matthew McConaughey-Jared Leto che incanta.

Il Premio a un giovane attore o attrice emergente non viene assegnato a una singola persona, spiazzando la platea, ma a tutto il cast di “Acrid” di Kiarash Asadizadeh, una pellicola profonda sulla condizione della donna in Iran, raccontata attraverso lo sguardo di quattro diverse donne incastrate tra relazioni e situazioni professionali difficili.

La Turchia invece viene premiata per la migliore sceneggiatura, tramite Tayfun Pirselimoğlu, sceneggiatore di “I Am Not Him”.

Ancora una volta, la multiculturalità risulta vincente e paesi come Romania, Turchia o Iran ricevono illustri riconoscimenti, alla pari dell’Italia o degli Stati Uniti. Persino il red carpet è stato solcato, durante la rassegna, da personalità provenienti da tutto il mondo, che hanno portato con sé un pezzo della loro cultura e della loro tradizione cinematografica. Pensiamo al giapponese Takashi Miike, regista di culto ormai, che ha presentato al Festival il demenziale “The Mole Song – Undercover Agent Reiji” e ha sfilato sul tappeto rosso insieme al suo protagonista, Toma Ikuta, vestito con il tradizionale kimono. All’estremo, troviamo l’attesissimo cast statunitense di “Hunger Games – La ragazza di fuoco”, che ha percorso il red carpet giovedì, tra le urla di fan impazziti giunti all’Auditorium per osannare Jennifer Lawrence, la ragazza di fuoco del cinema mondiale. L’immagine del foyer gremito di ragazzi potrebbe essere presa ad emblema di un’edizione capace di avvicinare al cinema grandi e piccoli, intellettuali cinefili o semplici curiosi.

Irene Armaro




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