venerdì 19 luglio 2013

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio


Scontro di civiltà per un ascensore 
a Piazza Vittorio

Roma, una città unica dove passato e presente si uniscono per dar vita ad un ipotetico futuro. Ma come sarà il domani? simile o diseguale a ciò che è stato? Domande che prendono vita tra le righe del romanzo: "scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio", storico quartiere popolare della Capitale. 

Circondata da palazzi con ampi portici di stile ottocentesco la piazza fu realizzata verso metà dell'ottocento da Gaetano Koch poco dopo il trasferimento della capitale d'Italia da Firenze a Roma; con quasi 10.000 metri quadrati in più di piazza San Pietro, è la più vasta piazza di Roma (316 x 174). Piazza Vittorio, come è comunemente chiamata, rappresenta il cuore del quartiere Esquilino, costruito quando la città diventa capitale del Regno d'Italia. Al centro della piazza Carlo Tenerari crea un giardino bellissimo, con viali di ghiaia sinuosi, piante di vario tipo (tra cui magnolie, palme, cedri del Libano, platani), un laghetto con al centro un gruppo statuario opera di Mario Rutelli e proveniente dalla "Fontana delle Naiadi" di Piazza della Repubblica. In seguito nella piazza si trasferisce un grande mercato e con il tempo spariscono la cancellata di ferro che circondava il giardino e il laghetto; comincia un lento degrado. Agli inizi del nuovo millennio, il mercato rionale viene spostato nella ex caserma Guglielmo Pepe; seguono lavori di rifacimento dei marciapiedi e il ripristino della cancellata ottocentesca; il giardino viene ridisegnato. Nel 2001 riapre anche lo storico teatro Ambra Jovinelli, che diventa uno dei poli di attrazione culturale del rione. Un quartiere pieno di storia, ma anche vivace e multietnico, dove si intrecciano vite e speranze. 

Piazza Vittorio è lo scenario scelto da Amara Lakhous per raccontare e consumare un crimine, intorno al quale vivono e si raccontano dodici protagonisti. 
Storie diverse che si intrecciano all interno dello stesso stabile.

La Roma presentata dall'autore è come una lupa che allatta figli molto differenti tra loro, ognuno con il suo passato ed esperienza, e con diversi punti di riferimento nella città: la stazione Termini, l'università, il bar di piazza Vittorio, il suo mercato. Proprio nella storica piazza romana è consumato un crimine, quando il gladiatore viene trovato morto nell'ascensore condominiale, il giallo ha inizio: chi lo ha ucciso? Il motivo della morte non viene valutato in quanto il morto era un uomo violento ed attaccabrighe. 
Le pagine narrano considerazioni e valutazioni lucide fornite dagli altri condomini, uniti dallo stupore dell’esito finale delle indagini.

L'indiziato principale è l'algerino Ahmed, meglio conosciuto come Amedeo, di cui ognuno prende le difese. E, come in un vero e proprio processo, in cui prima della sentenza definitiva vengono chiamati a deporre i testimoni, i personaggi sfilano uno ad uno raccontando la loro testimonianza. 

Il primo a presentarsi è l'iraniano Parviz,: "Non abbiate fretta. Permettetemi di dirvi che il vostro grande difetto è la fretta. (…) Bevete il caffè come il cowboy il suo whisky!", sottolinea perentorio: "Io sono un rifugiato, non un immigrato", per poi giustificare la sua incompatibilità con la cucina italiana affermando che è inutile impararla, "perché non rimarrò molto a Roma. Tra poco tornerò a Shiraz. Ne sono certo". Un uomo di altri tempi per cui rispetto, educazione e religione sono i capisaldi della vita. Uno straniero nella penisola che lo ha accolto ed allevato come la lupa con i gemelli, Romolo e Remo. 

Segue la portinaia Benedetta, partenopea di origine, che in un vivace napoletano esprime tutto il suo disappunto e sospetti riguardo a Parviz, ritenendolo colpevole e albanese, il quale le ripete spesso quel bieco "mersis" che, ne è sicura, non può essere altro che una parolaccia. 
Ma solo dalle parole del bengalese Iqbal, apprendiamo la differenza tra l'italiano razzista e quello tollerante: "il primo non ti sorride e non risponde al tuo saluto se gli dici ciao, buongiorno o buonasera. (…) Mentre l'italiano tollerante sorride molto e saluta per primo". 

Attraverso i racconti il lettore apprende le mille realtà e culture che convivono nella capitale, scopre il problema dei nomi delle persone, storpiati, inventati, invertiti, che ogni volta creano confusione e disagio. In questo viaggio tra paesi e storie, incontriamo anche la signora Elisabetta, che vive da sola con il suo cane. Valentino è il suo amore e racchiude nelle sue zampe i sogni della padrona. Madre e ex moglie delusa dal mondo e familiari. 

Alla luce dell'adorazione per il suo cane, la donna elabora articolate e fantasiose teorie circa l'alleanza segreta tra sardi e cinesi che di comune accordo rapiscono i migliori amici dell’uomo, avendone compreso la superiorità. Un ritratto atipico e delizioso della classica donna di mezza età che affronta la vita e la routine grazie all’amore unico e sviscerale per il proprio cane. 

Altro personaggio femminile, specchio di molti ruoli rosa, è la filippina Maria Cristina, che nelle sue lunghe giornate rinchiusa a badare alla signora Rosa, vive solo di soap opera ed inveisce contro i personaggi cattivi delle telenovele. Personaggi unici che narrano la vicenda, tessendo fili senza direzione di un’ingarbugliata storia dalle tinte gialle. 

Nell’elenco dei testimoni, l’autore inserisce anche il signor Antonio, milanese di origine e diffidente verso i romani perché "sono animali selvaggi", le sue teorie rappresentano e identificano tutti gli stereotipi e pregiudizi verso il meridione. Sandro, il barista romano doc, invece, irrompe nella trama con tutte le sue leggende metropolitane. A difendere Ahmed infine si aggiunge la sua compagna Stefania, che racconta come per lui "la memoria è come un ascensore guasto". 
La differenza è rappresentata dalla scomparsa dell’imputato e dalle valutazioni della polizia. Quest’ultima ha già il suo assassino: Amhed, detto Amedeo. 

Un uomo mite, benvoluto da tutti, che si è sempre prodigato per il prossimo. Permessi di soggiorno e ricerca di lavoro per amici extracomunitari erano il suo pane quotidiano, parlando correttamente l’italiano ed essendo considerato da tutti come tale. Al punto che quando le forze dell’ordine spiccano il mandato di arresto, svelando le sue origini, in molti stentano a credere alla notizia che Amedeo è uno straniero. 
Stimato dai suoi vicini grazie all’educazione ed innata curiosità, l’accusato scompare dalla capitale, lasciando dietro di sé un omicidio ed una moglie angosciata. 

La verità rimarrà celata, nascosta da razzismo e qualunquismo. 
Ahmed, colpevole scomparso, scriveva "il razzista (…) non sorride al prossimo perché non sa sorridere a sé stesso".
Un giallo intriso di sfumature metropolitane, degne di una capitale cosmopolita che accoglie stranieri, santi ed eroi.
Fabiana Traversi

L’autore

Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive in Italia dal 1995. Laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma, in questa stessa università ha conseguito un dottorato di ricerca sugli immigrati musulmani arabi in Italia. Dello stesso autore le nostre Edizioni hanno pubblicato Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, (premio Flaiano per la narrativa e premio Racalmare – Leonardo Sciascia), romanzo da cui è stato tratto l’omonimo film, diretto da Isotta Toso, Divorzio all’islamica a viale Marconi e Un pirata piccolo piccolo. I suoi romanzi sono stati tradotti in diverse lingue. Oggi vive a Torino. 

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio 
Collana: 
Area geografica: 
ISBN: 
9788876417160
Pagine: 
192
Data di pubblicazione: 
marzo 2006


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