Pinacoteca Provinciale
Salerno, via dei Mercanti 63
Situato nella celebre via Mercanti di Salerno, il seicentesco Palazzo Pinto ospita la Pinacoteca Provinciale della città. Le opere esposte nell’edificio furono raccolte in un lasso di tempo che va dal 1927 al 1938 ma l’apertura al pubblico della Pinacoteca si è avuta soltanto il 18 marzo del 2001.
Le sale della struttura sono complessivamente sette e includono lavori che possono essere divisi in tre macro gruppi: dal Rinascimento meridionale al tardo Manierismo, dal Naturalismo caravaggesco al Tardobarocco giordanesco, dall’Accademia del Solimena alla pittura di genere.
Tra i capolavori di maggiore interesse si segnala “La Madonna con Bambino in trono tra i santi Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Bernardino da Siena e Ludovico d’Angiò” attribuibile al Maestro dell’Incoronazione di Eboli. Il Trittico proviene dalla chiesa di Santa Maria di Piantanova: in esso sono chiaramente visibili gli studi più dettagliati sull’uso della prospettiva e la perfetta armonia delle figure inserite nell’ambiente architettonico. La Vergine ha sembianze gotiche e i santi che la circondano recano chiari simboli legati all’ordine religioso di appartenenza.
“Il Polittico di Buccino”, riconducibile ad Andrea Sabatini, presenta al centro la Madonna con il Bambino mentre ai due lati sono visibili Sant’Antonio Abate con il ritratto del committente Francesco Caracciolo e Sant’Agostino mentre sulla sommità è raffigurato San Michele Arcangelo: chiari i riferimenti allo stile di Raffaello di cui il Sabatini fu allievo. I personaggi raffigurati presentano un sapiente gioco del chiaroscuro ed un armonico accostamento dei colori, le pose sono plastiche e lo sfondo in oro dà maggiore risalto all’intera composizione del polittico.
Con la “Visione di Baldassarre” di Carlo Rosa si viene catapultati chiaramente nelle atmosfere di matrice fiamminga ed è possibile notare una notevole cura nel panneggio delle vesti. L’opera appartiene alla fase più matura dell’artista, noto soprattutto per il suo dedicarsi prevalentemente a scene dell’Antico Testamento.
“Il Sacrificio di Isacco” di Francesco Guarino è riconducibile al periodo di transizione dell’artista che si allontana dal tardo manierismo paterno proiettandosi verso il linguaggio moderno di Stanzione. Le atmosfere di sapore caravaggesco sono appena intuibili.
Opera di Ludovico De Majo è “San Paolo”. Il pittore appartiene al gruppo degli artisti formatisi all’Accademia di Francesco Solimena. Lo stile è quello tipico dell’arte del seicento napoletano, i vivaci colori delle vesti fanno da contrasto al sapiente gioco di luci attuato dall’artista e all’espressione profondamente assorta del santo. “La Madonna con Bambino e San Giovannino” di Olivieri richiama l’iconografia del più celebre quadro di Leonardo. Anche in questo caso la formazione è solimenesca, lo sfondo scuro del quadro fornisce un particolare risalto sbalzando le figure in primo piano, quasi fossero irradiate da una luce, mentre i corpi dei soggetti sono animati da un vivo plasticismo.
Al gruppo degli artisti stranieri appartiene l’opera di Lisel Oppel, artista tedesco vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Caratteristica determinante dell’arte di Oppel è l’attenzione che egli dedica ai luoghi geografici, in questo caso specifico si tratta di Sant’Angelo d’Ischia. La provincia di Salerno era particolarmente nota in quel periodo, grazie anche alla riscoperta della civiltà della Magna Grecia e la scelta dei paesaggi da raffigurare mostra chiaramente il romanticismo degli artisti d’oltralpe: chiese, case a cupola in primo piano, numerosi alberi, nature morte, questi i soggetti preferiti come si evince anche dall’opera di Theile che si concentra su un particolare di una casa ubicata nel centro storico di Salerno.
Di Pasquale Avallone è uno splendido ritratto raffigurante una giovane donna assorta nei suoi pensieri: il dipinto risale a quando l’artista aveva meno di vent’anni e la cornice attorno al dipinto è della medesima epoca del quadro. La maturità artistica di Avallone era tale che, alla soglia dei trent’anni, poteva già essere annoverato tra i maggiori pittori salernitani del Novecento. Di Antonio Ferrigno, altro artista salernitano, è “Viva il Re” raffigurante un soldato avanti con l’età che, alzando il bicchiere, costituito da un tipico boccale in ceramica vietrese, inneggia al sovrano. Carlo Amalfi dipinge il “Ritratto di Donna Laura Fusco Pinto”: si tratta di un’esponente della famiglia a cui apparteneva il palazzo precedentemente citato e la nobiltà propria del rango di cui era membro è nettamente visibile grazie alla raffigurazione che ne fa Amalfi, lo sguardo è altero e la raffinatezza delle vesti denota la ricercatezza propria dello stile dell’epoca. Chiude la carrellata di capolavori il “Ritratto del barone Gennaro Pinto” attribuibile a Clemente Tafuri. Siamo ormai nel ventennio iniziale del Novecento e il dipinto è incluso nell’ultima sala che accorpa tutti i ritratti della collezione. Il soggetto raffigurato presenta in un lato lo stemma della famiglia di appartenenza e la ricchezza degli arredi visibili nel quadro contribuisce a dare maggiore risalto ad un ritratto in cui predominano i colori scuri dell’abito e dello sfondo.
Indubbiamente una collezione ricca e variegata quella che è possibile ammirare all’interno della Pinacoteca Provinciale: un percorso unico nel suo genere perché include in sé una serie di opere che vanno dal Rinascimento fino all’età contemporanea, dedicando ampio spazio ad ogni singola opera, infatti in ogni sala è adibito un leggio in cui si spiega minuziosamente l’epoca storica delle singole opere, le caratteristiche principali di esse ed il clima in cui nacquero. Un piccolo gioiello nel cuore del capoluogo che va assolutamente visitato per assaporare appieno il gusto senza tempo dell’arte.
francesca salvato
Pinacoteca Provinciale
Salerno, via dei Mercanti 63
Giorni ed orari di apertura al pubblico: dal martedì alla domenica, ore 9.00/19.00
Ingresso gratuito
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