giovedì 2 febbraio 2012

Pro Patria. Senza prigioni senza processi

fino al 12 Febbraio
Teatro Palladium

Pro Patria
senza prigioni senza processi


Una celebrazione sui generis e dissacrante del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: tra storia e contro storia una panoramica irriverente che ci conduce al cuore dei ‘tre’ Risorgimenti nostrani.

Scenografia scarna, scarnissima, minimale. Sfondo nero, quasi torbido, un pannello piccolo che campeggia sul palco grande del teatro Palladium, illuminato da tiepida luce. Manifesti incollati a mo’ di propaganda (politica?) che recitano riassumendo il prologo teatrale di un Celestini sferzante, come al solito, dissacrante e coraggioso, che tiene in solitaria la scena per quasi due ore, con ritmi di prosodia misti a poesia, serratissimi.
I manifesti acclamano e recitano a caratteri bianco neri: “Il teatro degli erbivori presenta Il discorso della contro vertigine”. Cos’è questa controvertigine? È un impulso irrefrenabile, recita Celestini, un fremito che una volta nella vita quasi tutti hanno avuto, di chiudere le finestre della storia, abbandonare la realtà troppo difficile da affrontare, da vivere, per consentirci una poco teatrale ma tuttavia semplice uscita di scena.
“Vero Mazzini?” è questo il leitmotiv che permea il testo.
La recitazione è scandita da un apologo in forma di dialogo che di botta e risposta ha ben poco; un colloquio carico di domande a cui i personaggi interpellati dal proscenio non rispondono quasi mai; domande che si tramutano allora in acuti spunti di riflessione, sentenze apparecchiate per farci riflettere, pensare o ridere il più delle volte.
Sono tanti i personaggi che Ascanio nel ruolo de “Il sottoscritto” ovvero nient’altro da sé che se stesso, chiama a rapporto e a conversazione con lui, con noi che lo guardiamo, i tanti personaggi della storia che hanno costruito la nostra di storia: Mazzini, Pisacane, Mameli, Dandolo. Una storia tutta italiana dai risvolti a volte ben poco gloriosi.
Quello di Celestini è un teatro parola che guida il pubblico alla scoperta di altri Risorgimenti, meno famosi, più dimessi ed in fondo malriusciti: dalla Repubblica Romana del 1849 (in un carcere che potrebbe benissimo essere il carcere dei nostri giorni – e che tutto sommato alla fine lo è) sino alla lotta armata degli anni Sessanta.
Con la sua capacità di outsider l’interpretazione di questa grande, enorme fetta di storia, ci viene prospettata da un’angolazione del tutto sensibile, nella quale le interpretazioni sono molteplici ma una la fa da padrona: indissolubilmente la riflessione è condotta verso gli ultimi decenni del Novecento, la Resistenza, la lotta armata.
Senza prigioni e senza processi, così doveva emergere il Risorgimento propagandato dagli eroi, tutti giovanissimi, di quel tempo: una storia che a ben vedere si risolve del resto in avvenimenti di carcere. Il carcere: la verità scomoda, tema scottante e metafora dei nostri giorni.
Un explicit, quello dello spettacolo di Celestini, emblematico. Un secondino vestito di tutto punto dalla cintola in su, con giacca, elmetto, cravatta e dalla cintola in giù perfettamente, semplicemente in mutande. Una trovata che sì fa sorridere, ma in fondo, fa anche riflettere sulla nostra condizione comune. La sua, la nostra. Quella di un’Italia che tra Risorgimenti, prigioni, processi, finisce oggi, come il carceriere ieri, privata della sua dignità e moralità. In mutande.

sara felline

Teatro Palladium
Pro Patria
senza prigioni senza processi
Di e con Ascanio Celestini
Suono Andrea Pesce
31 gennaio – 12 febbraio
Piazza Bartolomeo Romano 8
Botteghino: ore 16 - 20 (lunedì chiuso) tel: 06 57332768
Biglietti: € 20 intero - € 15/10 ridotto (Metrebus Card, Feltrinelli, Biobliocard, under 25 e studenti universitari) - € 8 (studenti università RomaTre)



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