sabato 11 febbraio 2012

Maurizio Cattelan: un artista del XXI secolo

Maurizio Cattelan, artista italiano al centro della scena contemporanea grazie alla sua arte che riesce a sovvertire con gusto e provocazione la realtà circostante. Un uomo che ama giocare con il mondo dell’arte e offrire sempre spettacoli unici, indimenticabili e a volte grotteschi. Un personaggio particolare che ha riscritto i codici della storia dell’arte sin dai suoi esordi.

Era il 1986, quando squarciò in tre una tela, alla maniera di Lucio Fontana, creando però la Z di Zorro che sarà poi il suo segno di fabbrica. Nel 1991 nella Galleria d’arte Moderna di Bologna, presentò “Stadium”, un’opera rappresentata da un lunghissimo tavolo da calcetto, con undici giocatori senegalesi e altrettanti selezionati tra le riserve del Cesena. Un attacco esplicito al sistema delle esposizioni e delle biennali.

Ancor più nota la scultura “Nona ora”, che raffigura Giovanni Paolo II abbattuto a terra sotto il peso di un enorme meteorite e circondato da vetri infranti. Al centro di molte polemiche il lavoro è stato esposto alla Royal Academy di Londra e a Varsavia.

Personaggio eccentrico e provocatore che ha segnato un’epoca. Basti ricordare il suo mockumentary. “E’ morto Cattelan! Evviva è morto Cattelan!”, ad opera di M. Penso e E. Del Drago, in cui l’artista è il protagonista della sua morte, con tanto di funerale e annunci ai maggiori telegiornali italiani. Un gioco mediatico riuscito nel suo intento, nato probabilmente dalla consapevolezza dell’artista che “esiste una relazione ambigua che la realtà può avere con la finzione. Le opportunità della comunicazione di massa unite ad un rapporto realtà-fiction sempre più ambiguo tendono a spiazzare le possibilità dell'arte. O meglio, l'arte dovrebbe reagire a questo spiazzamento”.

Arte, finzione e realtà attraverso le nuove tecnologie, tutti elementi presenti anche nella sua prima retrospettiva: “All”, svoltasi al Guggenheim di New York. Il museo americano ha celebrato l'artista offrendosi completamente a lui per due mesi e mezzo (dal 4 novembre 2011 al 22 gennaio 2012) ed inaugurando per l’occasione la prima Mobile App. L'applicazione offre inediti dietro le quinte e decine di video con artisti, curatori e galleristi.

“Prima di accettare l'invito del Guggenheim ho rifiutato molte proposte provenienti da musei americani ed europei. Solitamente questo tipo di proposte mi paralizza. Ho detto di sì al Guggenheim per un fatto architettonico; l'organizzazione dello spazio ha costretto inevitabilmente a mettere tutto in profonda discussione. E questo non può che essere positivo”, ha dichiarato Cattelan a Luca Rossi, (“ La rivoluzione siamo noi”).

L’artista ha reinterpretato gli ambienti del celebre spazio museale: il grande vuoto centrale è sparito, riempito dalle 130 opere sospese e calate dall'alto della cupola, in ordine sparso. Un’istallazione di sculture che si sovrappongono senza soluzione di continuità, un inno al gioco e alla vita.

fabiana traversi

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