martedì 7 luglio 2009

L’Aquila bella mai non po’ perire

La mostra “L’Aquila bella mai non po’ perire”, che viene presentata a L’Aquila presso la Caserma della Guardia di Finanza “Vincenzo Giudice di Coppito” dal 7 luglio al 6 agosto 2009, nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana ed è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con la Regione Abruzzo, il Comune dell’Aquila e la Provincia dell’Aquila e con la partecipazione dell’Università dell’Aquila, dell’Arcidiocesi Metropolita dell’Aquila, il Ministero dell’Interno, Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Legambiente.L’esposizione, curata e organizzata da Alessandro Nicosia, Presidente di Comunicare Organizzando, si pregia della collaborazione di un prestigioso comitato scientifico. Commissario generale della mostra è il Vice Commissario per i Beni Culturali per l’Emergenza Terremoto Ing. Luciano Marchetti.

La mostra
L’Aquila e il suo territorio più volte sono stati colpiti dalla forza distruttrice del sisma. Basti ricordare i terremoti del 1315, 1349, 1461, 1646 fino ad arrivare a quello terribile del 1703 e a quello violentissimo che scosse la Marsica nel 1915. Leggendo le cronache aquilane traspare quanti tesori d’arte, oltre alle vite umane, siano andati distrutti nei secoli e come ciò che resta oggi costituisca solo una piccola parte di un patrimonio storico-artistico ricco e variegato.Non è quindi un caso che si sia voluto dare come titolo a questa mostra la frase “L’Aquila bella mai non po’ perire” da “Cantare” di Anonimo aquilano del XV secolo, canto XI ottava 36. Questa esposizione, infatti, vuole essere un segno ed un auspicio di rinascita per questo territorio così terribilmente ferito ma anche un’occasione per conoscere e far conoscere una regione poco nota e le sue ricchezze.Attraverso quattro sezioni, la mostra presenta circa ottanta opere tra olii, tempere, sculture in legno, in pietra, in terracotta, documenti antichi, mappe, fotografie, pannelli, filmati, che testimoniano il percorso dell’arte aquilana, le sue peculiarità, i capolavori che sono rimasti intatti all’indomani del terremoto e alcuni esempi di opere d’arte che verranno restaurati “in diretta” sotto gli occhi del visitatore. Il cammino espositivo si conclude con una sezione dedicata alla “lista” dei 44 monumenti da salvare voluta dal Presidente del Consiglio.

Il percorso della mostraLa mostra è la prima a tenersi all’Aquila dopo il tragico sisma del 6 aprile 2009 e cade esattamente a sessant’anni dalla nascita del Museo Nazionale d’Abruzzo, sorto dalla fusione del Museo Civico e del Museo d’Arte Sacra dell’Aquila.La Città dell’Aquila e il suo territorio vantano un patrimonio storico-architettonico di chiese e di palazzi straordinario per numero e per pregio, per non dire del formidabile Castello Cinquecentesco, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo.Le opere d’arte mobili (tavole, tele, sculture, oreficerie) custodite nel Museo Nazionale dell’Aquila, nelle chiese e nelle collezioni aquilane sono testimonianza dell’alto grado di civiltà di questa terra. La mostra ha pertanto la duplice finalità di presentare al pubblico opere scampate al sisma e altre bisognose di restauro e, nel contempo, di promuovere una maggiore conoscenza di questo cospicuo patrimonio e dei grandi artisti, sia locali sia d’importazione, che lo hanno realizzato.Il percorso dell’esposizione si articola in quattro sezioni.

I SEZIONE.
L’Aquila e la sua storiaLa prima sezione della mostra è dedicata alla storia della città – densa di avvenimenti – e del suo territorio, illustrata da opere d’arte (ad esempio, la Croce di Nicola da Guardiagrele commissionata dal vescovo Amico Agnifili, figura centrale del Quattrocento aquilano), da documenti (come la Bolla del Perdono di Celestino V), da manoscritti (come un prezioso esemplare della Cronica di Buccio di Ranallo) e dalle opere a stampa di un’illustre tradizione editoriale e storiografica.

II SEZIONE.
Opere salvate: un percorso storico-artisticoLa seconda sezione presenterà le opere recuperate nella loro integrità dal Museo Nazionale d’Abruzzo, dalle chiese e dalle collezioni locali: capolavori che coprono un arco cronologico che va dalla fondazione della città (sec. XIII) alla fine dell’Ottocento, e che spaziano fra le diverse tecniche e tipologie (tempere su tavola, olii su tela, sculture lignee, in pietra e in terracotta, affreschi), significative sia per l’alto valore storico-artistico (solo per fare qualche esempio: il San Sebastiano di Silvestro dall’Aquila e la Madonna col Bambino e angeli di Saturnino Gatti, capolavori del Rinascimento aquilano) sia sotto il profilo devozionale (un esempio per tutti: la Madonna di Onna).La sezione si svolge secondo un percorso cronologico che, al tempo stesso, mette in evidenza alcuni nuclei tematici: per esempio, il tema medievale della Madonna in trono, che si evolve dalla severa versione della Madonna di Capitignano a quella più affettuosa della Madonna del Latte di Gentile da Rocca (1283).Larga diffusione ebbe nella seconda metà del Quattrocento il tema della Madonna che adora il Bambino secondo lo schema iconografico e stilistico introdotto da Giovanni di Biasuccio e dal poco più giovane Silvestro di Giacomo, con i quali l’Aquila si apre al Rinascimento fiorentino: la fortuna del modello è attestata dalla Madonna di Onna, cara alla devozione popolare, messa a confronto con l’interpretazione che dello stesso tema dà il ‘Maestro dei polittici crivelleschi’, pittore abruzzese di cultura veneto-adriatica operoso per i conventi francescani dell’Osservanza.Dopo Giovanni di Biasuccio – di cui è esposta la venerata Madonna col Bambino del Santuario di Santa Maria di Roio – e Silvestro dell’Aquila – di cui è in mostra il giovanile capolavoro del San Sebastiano ligneo, ex voto per la peste del 1478 –, è Saturnino Gatti – pittore e plasticatore – a occupare un posto d’onore fra l’ultimo quarto del Quattrocento e il primo ventennio del Cinquecento, mentre le opere di Francesco da Montereale e di Giovanni Antonio da Lucoli registrano in vario grado la penetrazione della “maniera moderna”. Non mancarono all’Aquila le presenze straniere, documentate in questa sezione da Carl Ruther di Danzica che all’Aquila si fece monaco celestino (1672) e lavorò per la Basilica di Collemaggio. Dopo tre tele settecentesche, che testimoniano la cospicua attività artistica all’Aquila dopo il terremoto del 1703, chiude la sezione l’enorme tela di Teofilo Patini, tra i più interessanti pittori del secondo Ottocento italiano, attento alle problematiche della gente della sua terra.

III SEZIONE.
L’eccellenza del restauro italiano per le opere da recuperareLa terza sezione consentirà ai visitatori di apprezzare l’eccellenza, riconosciuta in tutto il mondo, degli istituti italiani di restauro (l’ISCR di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze), mostrando “a porte aperte” gli interventi condotti su un campione di opere estratte dal Museo Nazionale d’Abruzzo e dalle chiese danneggiate dal terremoto e la diversa natura delle misure di restauro adottate, calibrate sulla base delle diverse materie e tecniche, nonché sul tipo di danno ricevuto.Fra le opere esposte in questa sezione, tratte in salvo dal Museo Nazionale e dalle chiese aquilane: la duecentesca Madonna lactans nota come Madonna “de Ambro”, significativa delle strette relazioni fra lo Spoletino e l’Aquilano; la bella Madonna col Bambino in trono in legno policromato, tra i capolavori della scultura gotica centro-italiana; la Madonna col Bambino e il San Pietro Celestino, ambedue in pietra, testimonianze della “scuola” di Silvestro dall’Aquila; di Saturnino Gatti la stupenda Madonna col Bambino in terracotta dalla Basilica di Collemaggio; sempre in terracotta, la Madonna di Pietranico, significativa dell’ampia e duratura diffusione dei modelli aquilani di Silvestro e di Saturnino; la delicata tela della Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Caterina d’Alessandria del belga Aert Mytens, attivo all’Aquila sullo scorcio del Cinquecento.

IV SEZIONE.
45 monumentiLa quarta sezione illustrerà i 45 monumenti dell’Aquila e del suo territorio inseriti dal Governo nella cosiddetta “lista di nozze” coll’auspicio che gli Stati e le fondazioni vogliano “adottarli”.L’elenco dei Monumenti da salvare è stato stilato sulla base di diversi criteri: l’entità del danno; la rilevanza storico-architettonica e religiosa; il valore civico del monumento colpito (per esempio, il Palazzo e la Torre del Municipio; il Palazzo della Biblioteca Provinciale; Palazzo Carli, sede del Rettorato dell’Università dell’Aquila), in vista della pronta ripresa della vita cittadina; la possibilità di sperimentare nuove modalità d’intervento nella soluzione di casi di particolare difficoltà, come la cupola della chiesa del Suffragio ormai simbolo della città martoriata dal terremoto del 6 aprile 2009.Intorno ai due maggiori poli religiosi intra moenia – il complesso della Cattedrale con la storica Piazza del Mercato e la più tarda Basilica di San Bernardino da Siena eretta per ospitare le spoglie del predicatore senese morto all’Aquila (1444) – si distribuiscono le chiese della città, le cui facciate più antiche, a terminazione orizzontale, costituiscono il tratto distintivo dell’immagine dell’Aquila a partire dalla Basilica di Collemaggio – dall’inconfondibile fronte a conci bianchi e rosa – e dalle chiese capo-quarto di Santa Giusta, San Pietro di Coppito, Santa Maria di Paganica, San Marciano.Uno degli angoli più rappresentativi delle vicissitudini aquilane è quello della martoriata Piazza della Prefettura, ove la chiesa di Sant’Agostino – completamente reinventata dopo il sisma del 1703 – dialoga con la stratificata realtà architettonica di San Marco.Accanto all’edilizia ecclesiastica, L’Aquila vanta un cospicuo patrimonio di eleganti palazzi nobiliari: sono nella lista il quattrocentesco Palazzo Alfieri, il rinascimentale Palazzo Branconio, il Palazzetto dei Nobili, i settecenteschi Palazzi Ardinghelli, Quinzi e Persichetti. Infine, il Castello Cinquecentesco progettato da Pyrro Luis Escrivà, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo.Intorno alla città, le vestigia dell’antica Amiternum, il complesso d’origine paleocristiana di San Michele a San Vittorino, Sant’Eusanio e l’abbaziale di Santa Lucia a Rocca di Cambio, la duecentesca chiesa di Santa Maria ad Cryptas (Fossa), antologia della pittura medievale aquilana, la Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi più suggestivi del Gran Sasso.

Ai saggi e alle schede delle opere del catalogo che accompagna la mostra hanno contribuito in massima parte il corpo docente della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi dell’Aquila e alcuni tra i migliori giovani studiosi formatisi nell’Università dell’Aquila.

Il percorso della mostra sarà accompagnato dall’ascolto di musiche originali aquilane eseguite con strumenti d’epoca e risultato dell’attività di studio e di ricerca dell’Istituto Abruzzese di Storia Musicale, ente attualmente impegnato in una raccolta internazionale di fondi per il restauro dell’organo di Collemaggio travolto dal crollo di un’arcata. La curatela di questa sezione è di Francesco Zimei.

COMITATO PROMOTORE DELLE INIZIATIVE
Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Sandro Bondi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Michela Vittoria Brambilla, Ministro del Turismo, Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, Giovanni Chiodi, Presidente Regione Abruzzo, Massimo Cialente, Sindaco dell’Aquila, Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia dell’Aquila, Letizia Moratti, Sindaco di Milano, Louis Godart, Consigliere Culturale del Presidente della Repubblica, Giuseppe Proietti, Segretario Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Culturali, Luciano Marchetti, Vice Commissario per i Beni Culturali per l’Emergenza Terremoto, Commissario generale della mostra, Mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo Metropolita de L’Aquila, Ferdinando di Orio, Rettore Università degli Studi dell’Aquila, Giustina Destro, Presidente Libera Fondazione, Marcello Fiori, Responsabile della Struttura di Missione del G8, Dipartimento della Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Salvatore Nastasi, Capo di Gabinetto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Carlo Modica de Mohac, Capo di Gabinetto del Ministero per il Turismo, Bruno Vespa, Giornalista, Alessandro Nicosia, Presidente di Comunicare Organizzando, Paolo Cuccia, Presidente di Gambero Rosso.

COMITATO SCIENTIFICO DELLA MOSTRA
Luciano Marchetti, Vice Commissario per i Beni Culturali per l’Emergenza Terremoto, Commissario generale della mostra, Roberto Cecchi, Direttore Generale per i Beni Architettonici, Storico Artistici ed Etnoantropologici, Caterina Bon di Valsassina, Direttore dell'Istituto Centrale per il Restauro, Maurizio Galletti, Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici d’Abruzzo, Anna Maria Reggiani, Direttore Regionale per i Beni Culturali dell'Abruzzo, Anna Imponente, Sovrintendente ai Beni Ambientali, Artistici ed Architettonici dell’Abruzzo, Giuseppe Andreassi, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, Raffaele Colapietra, Già Ordinario di Storia Moderna all’Università di Salerno, Fabio Redi, Ordinario di Archeologia cristiana e medioevale dell’Università degli Studi dell’Aquila, Daniela Del Pesco, Docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi dell’Aquila, Cristiana Pasqualetti, Storico dell’arte Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi dell’Aquila, Francesco Zimei, Presidente dell’Istituto Abruzzese di Storia Musicale, Francesca Villanti, Storica dell’arte.

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