giovedì 6 marzo 2008

MEDITAEUROPA A RAVENNA

A Ravenna inaugura la seconda edizione di “Meditaeuropa”, festival delle culture del Mediterraneo organizzato dall’associazione Meditaeuropa in compartecipazione con il Comune di Ravenna.Il festival è costruito sull’idea di Mediterraneo quale spazio comune fra i popoli e le culture in cui Ravenna è crocevia, in virtù dell’antica sua storia di Porta d’Oriente. Il tema dell’edizione 2008 legge il Mare Nostrum come luogo di tensione permanente, palcoscenico privilegiato del contraddittorio incontro tra società, culture, economie e religioni e per sua natura, terreno di contaminazione ininterrotta. E proprio tra i confini di quei paesaggi inquieti e nobili, la fotografa francese Alexandra Boulat – scomparsa all’età di 45 anni l’ottobre scorso - ha compiuto il suo viaggio nel quotidiano femminile, tra giovani donne che si confrontano ogni giorno con l’Islam, il fondamentalismo, la guerra, la violenza domestica. Documento e testimonianza di quel viaggio è la mostra dal titolo “MODEST. Donne in Medio Oriente”, presentata all’interno del Festival Meditaeuropa 2008 in collaborazione con l’Agenzia Grazia Neri di Milano, aperta dal 2 al 17 maggio 2007 nella splendida cornice della Chiesa di San Domenico nel centro storico di Ravenna.La parola modest identifica la richiesta da parte della società di esprimersi con attitudine pudica e riservata. L’intenzione del progetto è di descrivere lo spirito con il quale le donne dell’Islam affrontano la vita e le relazioni umane. L’intero lavoro è ispirato dal desiderio di arricchire la visione che in occidente abbiamo delle donne musulmane, di mostrare la loro forza di carattere e di condividere un momento del loro destino. Con questa mostra fotografica, Meditaeuropa intende portare un suo contributo all’esigenza dell’incontro, della condivisione e del confronto, per un percorso di conoscenza reciproca tra le genti e per tratteggiare assonanze e fonti ispirative comuni. In mostra ritratti e storie di donne che vivono in Iran, Iraq, Afghanistan, Giordania, Siria, Gaza, West Bank, un lavoro che raccoglie immagini scattate tra il 2001 e il 2007.Le fotografie che riguardano l’Iraq sono state scattate agli incroci delle strade mentre le forze Americane bombardavano la periferia di Bagdad, durante l’invasione dell’Iraq nella primavera 2003 e successivamente quando Saddam scomparve. L’occupazione del Paese da parte delle forze della coalizione e la guerra hanno sottratto alle donne irachene libertà e speranza, il nuovo governo iracheno è stata quello di ripristinare il codice religioso familiare, strappando alle donne ogni possibilità di auto-realizzazione-In Afghanistan i burqa blu sono un po’ sollevati, ma le tradizioni ancora rigide. Nel nord-ovest dell’Afghanistan, nel reparto ustionati dell’ospedale di Herat, Shaima lotta fra la vita e la morte: si è data fuoco per sfuggire alla costrizione del proprio ambiente, alla propria matrigna e ad un matrimonio sbagliato. A Kabul, Mouna era giovane e ribelle, non voleva seguire le regole imposte dalla società afghana, era divenatata giornalista e presentava un programma per giovani su Tolo TV. Ma è morta presto, suicidandosi.Chador nero e sciarpa chiara nelle foto della Boulat per le donne dell’Iran, dalle cadette dell’accademia di polizia femminile a Teheran, alle donne che pregano in massa nel cortile della moschea di Mashad, il valore più apprezzato in una donna mediorientale è la modestia. Kalidja ha deciso di cambiare sesso ed è diventata donna col pieno sostegno di un’organizzazione governativa iraniana.Le donne di Gaza, salvate dall’Islam, sono donne combattenti di Hamas hanno un ruolo attivo, la loro missione è resistere alla violenza quotidiana e portare il loro aiuto a una società disperata.Pur essendo la Siria un paese laico e la Giordania una monarchia aperta all’Occidente, in entrambi i Paesi la gioventù cresce fra valori conservatori e precisi codici familiari. Tuttavia i caffè di Amman sono più trendy di quelli di Gaza e a Damasco, schiere di ragazze sono pronte a ballare in jeans e maglietta sui set televisivi dei cantanti arabi. Alexandra Boulat, nata a Parigi nel 1962, si è spenta il 5 ottobre 2007.Fotogiornalista dal 1989, è stata tra i soci fondatori dell’agenzia “VII” nel 2001. I suoi servizi, strettamente inerenti all’attualità politica e sociale, sono stati regolarmente pubblicati su riviste internazionali, tra le quali National Geographic, Time e Paris-Match.Per la qualità del suo lavoro, ha ricevuto diversi importanti premi internazionali molti dei quali per i suoi reportage in Kosovo negli anni Novanta fino al Premio come “Migliore donna fotografa” in Italia nel 2006.Boulat ha documentato guerre e tematiche di ordine sociale e realizzato estesi reportage su Paesi e popoli diversi. Tra i molti servizi svolti, ha raccontato con le proprie immagini la guerra nella ex-Yugoslavia, la caduta dei Talebani in Afghanistan, la guerra in Iraq e attualmente il conflitto israelo-palestinese.

Tra i lavori più recenti, quello sul mondo femminile in medioriente e un servizio su Gaza, pubblicato su Time Magazine il 16 ottobre 2006. Ha pubblicato il libro: “Eclats de Guerre, 10 years of wars in former Yugoslavia” (National Geographic Books, SYL, Paris, 2002).

Con il patrocinio di: Parlamento Europeo, Ministero degli Affari Esteri,
Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna.
Alexandra Boulat è rappresentata in Italia dall’Agenzia Grazia Neri.©
foto di: Alexandra Boulat/VII/Grazia NeriAssociazione Meditaeuropa Via Val Pusteria 2748100 Ravennawww.meditaeuropa.eu

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